Stadio della Lazio al Flaminio, dubbi e perplessità

Stadio della Lazio al Flaminio, dubbi e perplessità

La proposta di trasformare il capolavoro di Pier Luigi Nervi in un impianto da 50.000 posti sostenuta dal Comune di Roma

 

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Published 4 giugno 2025 – © riproduzione riservata

ROMA. Sempre più incerto il destino dello stadio Flaminio di Pier Luigi e Antonio Nervi, che è recentemente tornato sulle pagine della cronaca romana. 

 

Progetti, ricerche, abbandono

Nel 2012 con la riconsegna dal Coni al Comune, inizia la stagione dell’abbandono. A questa data all’interno dello stadio, che era stato interessato da importanti interventi previsti dal progetto di rifunzionalizzazione avviato nel 2007, sono presenti cantieri aperti per lavori non conclusi, in particolare sotto la tribuna ovest. 

È questo il motivo che induce il Comune a promuovere, nel 2015, un ricorso contro Coni Servizi per un risarcimento danni; nel 2022 il tribunale di Roma stabilisce, con sentenza di primo grado, che Sport e Salute (già CONI Servizi) risarcisca a Roma Capitale 7,3 milioni di euro.

Tra il 2017 e 2020, un progetto guidato dal Dipartimento di Ingegneria strutturale e geotecnica dell’Università La Sapienza di Roma (Francesco Romeo) con Pier Luigi Nervi Project (Elisabetta Margiotta) e Docomomo Italia(Ugo Carughi) ottiene un grant dalla Getty Foundation nell’ambito del programma “Keeping It Modern”. Un team di esperti, in collaborazione con i Dipartimenti di Architettura e progetto e di Storia disegno e restauro dell’architettura de La Sapienza e numerosi altri consulenti, ha così elaborato un Piano di conservazione dello stadio che è stato messo a disposizione dell’amministrazione comunale ed è liberamente consultabile anche sul sito dell’istituzione californiana

 

Il sindaco schierato per il sì

Nell’ambito del Piano viene sollecitato un provvedimento di tutela da parte del Ministero della Cultura, che viene prontamente emanato per un’opera “singolare, che coniuga efficacemente e in modo originalissimo forma e struttura, architettura e ingegneria”.

Nel 2020 viene presentato un progetto per la riqualificazione dello stadio da una cordata guidata dalla società Roma Nuoto. Prevede un intervento rispettoso dell’impianto con l’inserimento di nuove attività sportive in un rapporto diretto con la città e il quartiere ma viene subito respinto dalla Conferenza dei Servizi per ottenere parere positivo nel 2024, grazie alla riapertura della Conferenza a seguito di un intervento del TAR.

Questo avviene il 21 dicembre 2024, ma qualche giorno prima, il 13 dicembre, il sindaco Roberto Gualtieri incontra il patron della Lazio, il senatore Claudio Lotito che avanza la proposta di trasformare il Flaminio nello stadio della Lazio. 

Alla fine dell’incontro, a fronte di un semplice rendering che descrive il raddoppio della struttura, il sindaco dichiara: “È un bel progetto e siamo soddisfatti”. È l’Anac a ricordare al sindaco che la Società Sportiva Lazio “al momento ha predisposto solo un atto preliminare, definito studio/progetto di pre-fattibilità” e che la corretta procedura prevede di chiudere il procedimento relativo alla valutazione del progetto di Roma Nuoto, dichiarandone o meno la pubblica utilità, per attivare solo successivamente il procedimento relativo alla proposta della S.S. Lazio.

A fronte di un nuovo ricorso al TAR di Roma Nuoto, che alla scadenza dei termini previsti non ha ottenuto la valutazione di pubblica utilità, il Comune esprime ad aprile 2025 parere negativo con la seguente motivazione: “La proposta non valorizza la vocazione di grande impianto sportivo in grado di ospitare manifestazioni sportive nazionali e internazionali… depotenzia le potenzialità dello stadio quale polo attrattore culturale” e, ancora, privilegia “la polifunzionalità delle attività introdotte rispetto all’utilizzo storico”. La delibera sostiene che lo stadio ha “una potenzialità di avere utenza di spettatori maggiore rispetto all’utenza praticante sport”.

 

Un intervento fuori contesto

Vale la pena ricordare che lo stadio era stato concepito come un grande impianto sportivo nel 1960, in un contesto evidentemente molto diverso da quello attuale. In questi sessant’anni l’area Flaminia, che ci piace chiamare Distretto del Contemporaneo, ha assunto una nuova fisionomia.

Non solo impianti sportivi (inaugurati dal Foro Italico alla fine degli anni venti e potenziati dalle Olimpiadi del 1960) ma anche istituzioni culturali tra le più rilevanti della capitale, che comprende l’Auditorium Parco della Musica e il Maxxi e a cui si aggiungerà il nuovo Museo della Scienza. E qui, in questo delicato contesto, si vuole infilare uno stadio da 50.000 posti! Esattamente come si sta facendo nel vicino Foro Italico dove si stanno riempiendo le aree libere con nuovi impianti, una strategia miope guarda a soddisfare standard come numero e caratteristiche di campi e tribune che di qui a poco saranno superati.

Senza considerare la presenza dello Stadio Olimpico a poche centinaia di metri. Tutti i cittadini romani conoscono gli enormi disagi che si riversano su un intero quartiere in occasione degli eventi sportivi o dei concerti che si svolgono nello stadio al di là del Tevere e che bloccano letteralmente l’intero quadrante. 

Ora, il sindaco, invece di scegliere un progetto alla scala della città e del quartiere, propone ai romani il raddoppio di uno stadio che sorge, ricordiamolo, a poche centinaia di metri da abitazioni e luoghi della cultura con un intervento fortemente invasivo che ignora sia le istanze della tutela dello stadio come opera esemplare del secondo dopoguerra che le esigenze quotidiane dei cittadini e della città. 

Una città che, aggredita ogni giorno dal fenomeno dell’overtourism e privata di luoghi e opere identitari perfino nei luoghi più preziosi del centro storico (come il prefabbricato Pstop collocato in piazza di Spagna o le nuove paline segnaletiche in piazza Navona), risulta sempre più estranea per i suoi cittadini.

Immagine di copertina: Pier Luigi Nervi, Stadio Flaminio, Roma, 1959 (courtesy Fondazione Maxxi, Roma, Collezione Architettura e design contemporaneo, Archivio Pier Luigi Nervi)

 

Autore

  • Rosalia Vittorini

    Professore associato di Architettura tecnica presso l’Università di Tor Vergata, Roma. La sua attività di ricerca è incentrata sull'evoluzione delle tecniche edilizie con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra architettura e costruzione. In questo ambito approfondisce temi e opere dell’architettura italiana del Novecento e affronta le problematiche relative al restauro e alla conservazione del moderno. È stata tra i fondatori e presidente di DOCOMOMO Italia ed è membro di ArTec, Associazione scientifica per la promozione dei rapporti tra architettura e tecniche dell’edilizia

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