Premi IN/Architettura Lazio Abruzzo e Molise: alla ricerca di una nuova tradizione

Premi IN/Architettura Lazio Abruzzo e Molise: alla ricerca di una nuova tradizione

Tre regioni, 134 candidature, 6 riconoscimenti per la nuova costruzione, 7 per la riqualificazione edilizia, 2 alla carriera, 4 Bruno Zevi e 3 premi speciali

 

Published 04 maggio 2024 – © riproduzione riservata

 

A qualche mese dall’assegnazione dei premi IN/Architettura per Lazio Abruzzo e Molise è possibile riflettere con maggiore attenzione sui temi progettuali emersi che interessano le residenze, gli edifici pubblici, il paesaggio, il restauro.

 

Oltre il confine geografico

Le candidature hanno interessato le tre regioni Lazio, Abruzzo e Molise intese come un grande territorio, portatrici di proprie peculiarità e con la caratteristica di aver accolto progetti pensati per valorizzare i diversi ambiti, superando così la sola vicinanza geografica di aggregazione.

 

Progetti su misura per committenti e comunità

Durante la cerimonia, nella sede del Goethe Institute di Roma, si è percepita la grande energia propulsiva sprigionata dai progettisti che hanno lavorato a idee, spesso su misura, per committenti e comunità. Inoltre, la presenza, alla cerimonia, dei sindaci, i cui Comuni hanno accolto i progetti, ha mostrato la grande attenzione per l’architettura come progetto politico: una cartina di tornasole dell’impegno a ripensare e valorizzare il territorio, in modo da poter stabilire una vera e propria unione tra le città e i paesaggi. 

 

Premi nuova costruzione, interventi di riqualificazione edilizia, alla carriera, “Bruno Zevi”

La giuria regionale presieduta da Francesco Cellini (Accademico di San Luca) e composta da Francesco Aymonino (vicepresidente Ordine Architetti Roma), Antonio Ciucci (presidente ANCE Roma – ACER), Claudia Clemente (Studio Labics), Claudia Di Bello, Massimo Locci (presidente Comitato scientifico IN/Arch), Davide Paterna (presidente Open City Roma), Domenico Potenza (Università degli Studi G. d’Annunzio, Chieti – Pescara), Emma Tagliacollo (segretaria IN/Arch Lazio, componente del Comitato scientifico IN/Arch), Rosalia Vittorini (socia fondatrice di Docomomo Italia), Marco Vivio (vicepresidente IN/Arch Lazio), tra 134 candidature dalle tre regioni ha individuato: sei premi agli interventi di nuova costruzione, sette agli interventi di riqualificazione edilizia, due premi alla carriera e quattro premi “Bruno Zevi” per la diffusione della cultura architettonica; tre premi speciali sono stati conferiti dai partner Listone Giordano (casa DICA di b15a architettura) e WTW Willis Tower Watson (nuovo rettorato Università degli Studi Roma Tre di MCA – Mario Cucinella Architects, Fantini Winery di Rocco Valentini).

La giuria si è impegnata a ricercare e a valorizzare la qualità del progetto considerando il peso delle opere nel loro contesto e il loro contributo sociale e di linguaggio. In questa ottica è stato fondamentale considerare come il progetto potesse essere il risultato di un’unione degli aspetti economici e ambientali, tecnici e compositivi, culturali e sociali. 

 

Dalla cultura dell’architettura la ricerca di un linguaggio identitario

Premio alla carriera

La riflessione può iniziare dai premi alla carriera assegnati a Franco Purini e Laura Thermes (per la regione Lazio) e a Franco Valente (per il Molise). Possono sembrare figure lontane tra loro ma sono accomunate da una grande dedizione all’architettura. Purini e Thermes, qui riconosciuti nella loro identità di ricerca e progettazione, consapevoli della costruzione di un’immagine pubblica solidale e sinergica, sempre coerenti e rigorosi; Valente con il suo impegno attivo per la valorizzazione del territorio nella continua ricerca di forme di comunicazione che possano valorizzare il patrimonio culturale in un’incessante narrazione delle peculiarità dell’architettura molisana.

 

Premio Bruno Zevi

Queste personalità, così radicate nella cultura architettonica italiana, cedono, metaforicamente, il testimone ai premi Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica: WOO_mezzometroquadro per l’Abruzzo, Contrafforte e Divisare per il Lazio. Sono tre realtà figlie delle generazioni che utilizzano la ricerca di temi, gli insiemi d’immagini, nuove forme di comunicazione per divulgare il linguaggio dell’architettura senza cedere a facili stereotipi. A questa si aggiunge la Fondazione Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Campobasso che svolge una significativa attività di sensibilizzazione indirizzata anche ai non specialisti.

 

Divulgazione e ricerca progettuale

Una accanto all’altra in maniera inscindibile: un binomio bene rappresentato in alcuni progetti di restauro (ben due a Roma): villa La Saracena nell’intervento di Paolo Verdeschi e casa DICA dello studio b15a architettura. Progetti che vogliono dialogare con spazi moderni, concepiti dai maestri dell’architettura del ‘900, evidenziando la necessità di un’ampia riflessione su questo indiscusso patrimonio spesso poco compreso e riconosciuto.

In casa DICA i progettisti si confrontano con un appartamento all’interno dell’edificio polifunzionale progettato nel 1963 dallo Studio Passarelli in via Campania. Il progetto di restauro mira a riqualificare l’appartamento su tre livelli, bilanciando il recupero e il restauro delle parti originarie con le nuove esigenze contemporanee, tutto ciò con grande attenzione per la documentazione di archivio che guida le scelte. Altro esempio di restauro del moderno è quello di villa La Saracena di Lugi Moretti, opera iconica dell’architettura italiana. Qui l’intervento è stato realizzato operando tra la materialità dell’opera e le sperimentazioni tecniche che hanno portato l’architetto a ritrovare le soluzioni spaziali dimenticate. Entrambe le opere possono essere annoverate tra le buone pratiche d’intervento su opere esistenti di valore.

 

Recupero, trasformazione, linguaggio contemporaneo

Il recupero e la trasformazione in teatro della chiesa cinquecentesca di San Rocco a Rotello (Campobasso) di Luigi Valente e Mauro Di Bona è da annoverare tra gli interventi di restauro indirizzati ad opere storiche, caratterizzato sia per la cura del dettaglio sia per il dialogo tra il colore bianco e il nero utilizzati per ricomporre, con una scelta contemporanea, lo spazio già lontano dalla funzione originaria. La ricerca di un linguaggio contemporaneo senza tradire però la tradizione è il tema che corre sotto traccia in alcuni dei progetti premiati come: The Dome dello studio Alvisi Kirimoto e dello Studio Gemma Progettazione, Camplus San Pietro di Roselli Architetti Associati; tra le residenze Riviera 107 dello studio Vaccarini, Casa Cellere di Giuseppe Pasquali e Valeria Penna, le ville a Montefiascone (Viterbo) dello studio Gamp! e Una casa tra le case di Lucio Rosato a Ortona (Chieti). Opere pensate per i committenti in maniera sartoriale, che risolvono interrogativi relativi all’intorno: alla città consolidata e storica o al paesaggio disegnato dall’uomo.

 

Il paesaggio

Il tema è trattato in due progetti: nuovi percorsi su antichi sentieri di Pino Sollazzo, Antonio Sollazzo e Giulia Menzietti e Buonanotte contemporanea di CASa Associati. Il primo progetto lavora alla scala del territorio con un ampio sguardo lungo gli antichi tratturi del complesso montuoso del Matese, tra Molise e Campania, con l’intento di collegare i borghi (memoria delle tradizioni agro-pastorali della transumanza) con micro-interventi incarnati in architetture misurate. Buonanotte contemporanea parte da un borgo e da lì individua il modo di guardare al paesaggio. Lo sguardo diventa fulcro di tutto l’intervento: come guardare il borgo e come il borgo si fa guardare. In questa complessa operazione l’architetto chiede supporto dall’artista che interviene quasi come un mediatore tra il professionista e il fruitore. Sul paesaggio opera anche Lorenzo Leombroni con il recupero e valorizzazione della torre Piccolomini a Pescina (L’Aquila): una meta visiva e un bene culturale simbolo della storia politica e sociale del territorio.

 

Riutilizzare, rendere fruibile alla comunità

La ricerca di un linguaggio passa anche attraverso i temi della tradizione e della loro ricomposizione. Simone Di Benedetto con il progetto del Fondo Andrea Camilleri ha integrato l’Archivio Camilleri in uno spazio al piano terra di un edificio INCIS del 1934. Lo spazio era in origine l’androne di accesso al fabbricato che è poi diventato un ambiente intimo in cui lo scrittore si poteva riconoscere e dove i cittadini possono trovare parte della propria identità. In questo intervento, letteralmente sartoriale, l’architetto interviene in un edificio storico riattualizzando uno spazio e rendendolo fruibile a tutti i visitatori.

 

Immagine copertina: studio Gamp!, ville a Montefiascone (Viterbo)

Autore

  • Emma Tagliacollo

    Componente del Comitato Scientifico di IN/Arch, responsabile del percorso di formazione Storia e Critica per il CTF, componente della Commissione parità di genere sempre per l'Ordine degli Architetti di Roma e provincia. Già Segretaria di IN/Arch Lazio e di DO.CO.MO.MO Italia, è esperta di pratiche urbane e ricercatrice indipendente specializzata nel patrimonio culturale. Si occupa di temi del moderno ed è autrice di contributi, anche video, sulle trasformazioni urbane e sulla valorizzazione dei beni culturali. Ha lavorato come ricercatrice al CNR e all'Università Sapienza di Roma sui temi dei centri storici minori e della partecipazione come governance e strategia innovativa di valorizzazione. Ha collaborato in Cina con WHITRAP UNESCO per l’applicazione del Paesaggio Storico Urbano. Dall’esperienza sul campo ha ideato e curato il progetto “Passeggiate fuori porta” con CNR e IN/Arch Lazio. È dottore di ricerca e specializzata in “Restauro dei monumenti architettonici” all'Università Sapienza, dove ha insegnato Restauro e Progettazione architettonica e dove è stata titolare del corso di Teoria e storia del design.

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