Benevento: filologia per il bar della villa comunale
L’intervento razionalista di Frediano Frediani restaurato da Raimondo Consolante
Published 12 maggio 2024 – © riproduzione riservata
BENEVENTO. È stato recentemente restituito ai cittadini il bar della villa comunale progettato nel 1933 dall’architetto toscano Frediano Frediani (1897-1978), noto alla ricerca storiografica per lo più per le stazioni della linea Cumana di Mostra e Fuorigrotta di Napoli (1939-40) e per una serie di significativi interventi di matrice razionalista – restauro del teatro comunale e costruzione della scuola elementare Mazzini, della GIL, della colonia elioterapica e dei lavatoi pubblici – realizzati a Benevento tra il 1933 e il 1938 a seguito di una consulenza progettuale stilata con l’ingegnere capo del comune sannita Gennaro De Rienzo.
Recentemente l’opera di Frediani è stata oggetto di una tesi di dottorato, curata da chi scrive presso il Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), e di una successiva pubblicazione (Editori Paparo) da cui è emerso un progettista complesso, dalle notevoli capacità compositive e rappresentative, che ha saputo distinguersi come abile architetto ma anche fine artista e grafico colto, rimasto in un oblio atipico.
Nella grande trasformazione urbana che interessa Benevento negli anni ‘30 del Novecento va annoverato anche il prolungamento di viale Castello, ribattezzato “degli Atlantici” e la nuova recinzione della villa comunale progettata nell’Ottocento da Friedrich Dehnhardt e dotata da Frediani di un bar, in cui le forme stereometriche si compenetravano in un dialogo tra classicismo e modernità caratteristico della sua poetica.
Il restauro
Il progetto, elaborato da Raimondo Consolante, architetto e docente presso l’Università Federico II di Napoli, con la collaborazione di Fioravante (Ivan) Colella, Alberto Meoli, Francesco Calandriello, si configura come un felice intervento di restauro del moderno, il cui approccio si è focalizzato sia sull’aspetto filologico che sull’inserimento di elementi contemporanei che rendono viva e fruibile l’opera, fortemente alterata da manomissioni a partire dagli anni ‘80.
La rilettura delle fonti come fotografie d’epoca, le opere realizzate dall’architetto toscano a Benevento, tra cui il bar Romano (1936), hanno reso possibile il recupero delle parti non documentate dell’edificio da restaurare, ritrovando le geometrie originarie e le forme pure sviluppate al tempo da Frediani.
Il bar è stato riposizionato su di un esile basamento pavimentato in lastre di travertino, ricostruendo i solai alle quote utili a ripristinare le alte bucature, che erano state murate. E ancora, come da disegno originario, è stata riproposta la grande vetrata in acciaio inox nel corpo absidato, ricostruita la pensilina d’ingresso sostenuta da un esile pilotis in acciaio cromato e la porta d’ingresso sempre in acciaio, così come la scritta esterna in alluminio, con il lettering progettato dallo stesso Frediani.
Per quanto concerne la tinteggiatura degli esterni, mancando una documentazione certa sul colore originario, in fase iniziale di progetto si era propeso per una tinta indaco, ma a seguito di un lungo dibattito tra il team progettuale e i responsabili del Comune e della Soprintendenza di Benevento e Caserta si è deciso per un color sabbia, già utilizzato da Frediani per le stazioni della linea Cumana.
Relativamente alla sala interna, il progetto ha reintrodotto il pavimento in seminato di calcestruzzo pigmentato con inserti di colore, nonché il bancone bar dall’andamento semicircolare in legno di mogano con finitura in superficie cromata, mentre gli sgabelli sono di Antonio Citterio. Per le luci si è ricorso alle applique a parete “La Roche” di Le Corbusier e a tubolari in sospensione disegnati da Norman Foster di recente produzione.
Il rispetto dell’opera e la sua attualizzazione rappresentano il grande pregio del progetto di Consolante. A novant’anni da quello originario, diventa così una sorta di paradigma della progettazione di Frediani, per futuri restauri alle altre opere beneventane superstiti, anch’esse fortemente alterate.
PHD in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e del Paesaggio, ha collaborato presso il Dipartimento di Architettura di Napoli come Cultore della materia in Storia dell’Architettura e presso l’ANIAI Campania al suo periodico la Rassegna ANIAI e ai progetti della biblioteca “Franco Tortorelli”. È stato docente incaricato di “Arte e linguaggi del presente”, all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Design for building environment della Federico II. Sui testi sono pubblicati sulle pagine delle riviste TRIA, Ananke, Eikonocity e nella sezione architettura di Artribune.