Casa Ferrari al Villaggio Artigiano. Fotografia di William Guerrieri (Courtesy William Guerreri da Il Villaggio / The Village, 2009)

Modena: quale valore per il patrimonio del secondo Novecento?

Modena: quale valore per il patrimonio del secondo Novecento?

Sulla demolizione della casa officina Ballista, Sogliani e Borghi di Vinicio Vecchi nel Villaggio artigiano

 

Published 30 aprile 2024 – © riproduzione riservata

MODENA. A fine marzo scorso è stata demolita nel Villaggio artigiano di Modena, la casa officina Ballista, Sogliani e Borghi. L’opera, dell’architetto Vinicio Vecchi (1923-2007) progettata nel 1956, costituiva un esempio rappresentativo di quel modello di casa-officina su cui tutto il Villaggio venne pianificato dal sindaco Alfeo Corassori e dall’assessore Alberto Mario Pucci nell’immediato secondo Dopoguerra. Rilevante anche il fatto che alcuni degli episodi più notevoli degli esordi dell’architetto che più di tutti ha forse contribuito allo sviluppo della Modena moderna, si trovino in un luogo denso di significato per la storia modenese, sociale, prima che urbanistica, vero e proprio patrimonio storico della città. Pensato in risposta alla grave crisi occupazionale dell’inizio degli anni cinquanta a seguito dell’ondata di licenziamenti delle grandi industrie, rappresenta un modello d’iniziativa pubblica con cui il Comune, acquirente delle aree, mise a disposizione dei lavoratori terreni sottratti alla speculazione su cui impiantare nuove attività autonome basate sulla specializzazione e la piccola impresa.

 

Il Villaggio artigiano, luogo di comunità

Non un quartiere ma un Villaggio, in cui centrale è il senso di costruzione di una comunità resa possibile dal patto tra amministratori e lavoratori/abitanti.

Proprio in virtù dei presupposti su cui si basa la pianificazione, il Villaggio definisce la sua immagine non attraverso architetture eclatanti, nemmeno quelle “d’autore”, ma come risultato della ripetizione di un modello capace di creare un paesaggio. Luogo difficile da trasmettere, e che molteplici iniziative di ricerca e valorizzazione condotte negli ultimi vent’anni hanno cercato di far conoscere nei suoi valori culturali e storici, anche con l’obiettivo di fornire elementi utili alla sua trasformazione.

 

Un’incomprensibile divaricazione d’interessi

La demolizione dell’isolato avviene a pochi giorni di distanza dall’ultima di queste iniziative, come molte delle precedenti sostenute in vario modo dall’Amministrazione in particolare dai settori Cultura e Pianificazione, la pubblicazione de La guida del Villaggio artigiano realizzata in occasione dei settant’anni della sua realizzazione dall’associazione Amigdala con Archivio architetto Cesare Leonardi, presenti nel Villaggio. 

Si ripete quanto accaduto nel 2016 con la demolizione dello stabilimento Arbe Grafiche dello stesso Vecchi, mentre erano in corso le ricerche per una pubblicazione e una mostra sulle architetture della produzione della città, lavoro che ha permesso anche la valorizzazione dell’Archivio dell’architetto che, va ricordato, è stato donato alla Biblioteca Civica Poletti.

A fronte di un lavoro conoscitivo e divulgativo per certi versi unico, se misurato a una realtà come quella modenese, stride fortemente l’ulteriore esempio di divaricazione tra l’interessamento di una parte dell’ente pubblico (Cultura) e le iniziative consentite da un’altra (Pianificazione), nei confronti della quale è apparso lecito chiedere conto all’Amministrazione in una lettera da cui ci si attende un’interlocuzione, sottoscritta dai tanti che a quelle ricerche sopra accennate hanno contribuito. 

 

Quale valore attribuire al patrimonio?

Il tema non appare essere solo di natura conservativa o riguardante la tutela dell’architettura del secondo Novecento, ambito assai complesso la cui legislazione per certi versi debole non consente azioni rapide e incisive e che sconta, storicamente, il contrasto normativo tra l’azione di pianificazione affidata agli enti pubblici e quella di tutela operata dallo Stato. 

Il problema sembra essere alle fondamenta, quello di definire il valore da attribuire al patrimonio della città, non nell’accezione di valore economico (che in molti casi sembra prevalere) piuttosto culturale, capace di guidare le trasformazioni fissando i limiti entro cui intervenire e non da utilizzare solo come vetrina, consapevoli che qualsiasi rinnovamento non possa prescindere dalla conservazione materiale dei luoghi significativamente costitutivi tale patrimonio contro l’incongruenza di certi meccanismi di rigenerazione urbana applicati senza distinzione di contesti.

Tornando al Villaggio, ciò sembra possibile solo attraverso il rinnovamento di una vera e propria azione pubblica sull’area come era stata in origine, da realizzarsi oggi con un’incisiva disciplina di tutela e valorizzazione contenuta negli strumenti dei piani comunali e da un’altrettanto ferma volontà in fase di contrattazione pubblico-privato.

In parallelo, appare forse necessario pensare all’applicazione in luoghi come questi di strumenti di tutela quali vincoli paesaggistici, che possano fornire un importante supporto di tipo qualitativo alla negoziazione di trasformazioni compatibili dell’area che gli attuali meccanismi non sembrano riuscire a garantire.

 

 

L. Montedoro e A. Costa, (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti, urbanistica e architettura 
a Modena, 1931-1965, 2004.
Il Villaggio / The Village – Una ricerca fotografica sul villaggio artigiano di Modena Ovest, di W. Guerrieri 
e A. Frongia, 2009.
C. Mazzeri, V. Bulgarelli (a cura di), Modena nel Novecento. Manufatti e manifatture: le architetture del 
lavoro e dell’economia, Franco Cosimo Panini, Modena, 2016.
M. Sintini, AER. Architettura e Emilia Romagna. Modena, Sagep, Genova, 2023. 
P. Gabellini, C. Merlini, P. Savoldi, F. Zanfi (a cura di), Urbanistica per una città media. Esperienze a 
Modena, FrancoAngeli, Milano, 2023.
La Guida del Villaggio Artigiano di Modena ovest, 2024
Il Villaggio Artigiano è poi inserito nelle banche dati del censimento delle Architetture del Secondo Novecento del Ministero della Cultura (https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=12169), nel catalogo del patrimonio culturale della regione Emilia Romagna (https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=151788), nella schedatura e nella mappa interattiva realizzata dal Comune a seguito delle ricerche sopra citate (https://mappaarchitettura900.comune.modena.it/).

Autore

  • Matteo Sintini

    Funzionario Architetto del Ministero della Cultura, in servizio presso la Soprintendenza Abap di Co-Lc. Dottore di ricerca in Storia dell’Architettura con menzione Doctor Europaeus all’Università di Bologna dove ha svolto incarichi di insegnamento nei corsi di Storia dell’Architettura fino al 2022. Ha collaborato con il Centro Studi e Archivi della Comunicazione di Parma (CSAC) e l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della regione Emilia Romagna (IBACN) con cui, insieme all’università di Bologna ha curato il Censimento delle architetture del Secondo Novecento dell'Emilia Romagna del Ministero della Cultura. E’ autore del volume AER. Architettura e Emilia Romagna. Modena, 2023.

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