Governo del territorio, la situazione delle Città metropolitane/2

Governo del territorio, la situazione delle Città metropolitane/2

Palermo, Messina, Roma e Genova: il punto sui capoluoghi privi di Piani Territoriali Metropolitani

 

Published 9 ottobre 2023 – © riproduzione riservata

La seconda parte dell’indagine sullo stato dell’arte del governo del territorio nelle Città Metropolitane, e in particolare sull’iter dei Piani Territoriali Metropolitani (PTM), affronta le situazioni di Palermo, Messina, Roma e Genova, nell’ambito di interviste condotte a giugno e luglio scorsi.

 

Palermo

Lo sguardo è quello di Ignazio Vinci, componente del Consiglio direttivo della sezione Sicilia dell’INU. Qui il PTM non è stato mai approvato, anche a causa di un ritardo strutturale patito dal contesto siciliano: “Palermo, come le altre Città metropolitane siciliane, non è dotata di uno statuto metropolitano, organismi decisionali come il consiglio metropolitano non sono mai stati formati e dunque mancano ingredienti essenziali per le politiche di sviluppo e governo del territorio”.

Recentemente presentato invece il Piano strategico ma, spiega Vinci, “l’assenza di indirizzi politici da parte del consiglio metropolitano si vede nei contenuti dello stesso, un esercizio volenteroso ma piuttosto scolastico di elencazione di temi ed obiettivi di sviluppo, senza attribuire priorità alle progettualità ed agli investimenti. Qualche elemento di interesse lo si riscontra invece nell’identificazione di alcune questioni territoriali che sono proprie dell’area metropolitana palermitana: i divari territoriali significativi in un territorio molto esteso e differenziato, dove si arriva dal mare fino alla montagna e alle aree interne, si pensi a quanto siano diversi i problemi della conurbazione di Palermo da quelli del corleonese o delle Madonie, tanto per fare un esempio”.

 

Messina

Neanche la città dello Stretto ha un suo Piano territoriale metropolitano. Giuseppe Fera, già professore ordinario di urbanistica presso l’Università di Reggio Calabria, fa notare che “dal punto di vista territoriale c’è da rilevare il tentativo che ci fu a metà degli anni novanta di approvare il Piano territoriale di coordinamento provinciale, ma l’iter non arrivò a conclusione. Si potrebbe ripartire da quel documento, ritengo che si tratti di un buon lavoro. Uno degli elementi di quel piano che si potrebbero riprendere nel PTM che verrà è senz’altro l’articolazione della città metropolitana in zone omogenee. Il territorio metropolitano di Messina è infatti estremamente vasto, conta 108 Comuni e presenta una differenziazione piuttosto elevata. Allo stato attuale possiamo indicare cinque aree con caratteristiche specifiche e particolari cui è importante dare una riconoscibilità ufficiale nel PTM e nello statuto stesso della Città metropolitana”.

 

Roma

È Massimo Piacenza, direttore del dipartimento di Pianificazione Strategica e Governo del Territorio della Città Metropolitana di Roma, ad evidenziare come negli ultimi due anni l’attività dell’ente sia arrivata a un primo importante, sostanziale compimento, ovvero l’approvazione del Piano Strategico Metropolitano (PSM). Non è stato approvato invece il PTM innanzitutto perché, spiega il direttore, “il PTPG del 2010, che risale ai tempi della Provincia, sebbene non proprio recente, è già impostato nella prospettiva metropolitana, anticipando e promuovendo la possibile configurazione spaziale della futura Città metropolitana e i compiti di pianificazione generale e di governo del territorio, attraverso proposte orientate su uno sviluppo sostenibile e policentrico. Sostenibile, per tutelare e valorizzare le grandi risorse ambientali, storiche ed archeologiche che fanno di Roma, e dell’area metropolitana in generale, un territorio unico al mondo. Policentrico, per favorire lo sviluppo dei servizi e dei parchi produttivi di livello metropolitano, intorno alle grandi infrastrutture della mobilità, in particolare vicino alla rete ferroviaria”. C’è poi una ragione di tipo procedurale, prosegue il direttore, ovvero la necessità, dovuta a un limite specifico della legge Delrio nel riordino delle funzioni locali: “che la Regione riconosca il PTM come uno strumento normativamente inquadrato, passaggio non ancora avvenuto nel Lazio come per le Città metropolitane che hanno potuto procedere all’approvazione”.

 

Genova

Infine la città della Lanterna [immagine di copertina], anch’essa priva di PTM. Dopo che la legge urbanistica regionale ligure, n. 6/2021, ha ottemperato al passaggio necessario per riconoscere lo strumento, la Città metropolitana ha adottato le linee guida per il nuovo PTM. Ad oggi tale percorso è ancora in itinere e vede coinvolta anche la sezione regionale dell’INU. Spiega le ragioni Giampiero Lombardini, presidente INU Liguria: “L’ancora vigente Piano territoriale di coordinamento provinciale, assieme al suo aggiornamento denominato PTCP2020, è molto apprezzato e per di più piuttosto recente, rivisto poco prima che venissero istituiti i nuovi enti. È sufficientemente aggiornato sia nella metodologia che nell’approccio al territorio e presenta una visione ancora attuale dell’area metropolitana”.

Uno dei motivi del ritardo nell’elaborazione del PTM sta nel fatto che, secondo Lombardini, “ha prevalso negli ultimi anni a Genova una linea molto orientata sul progetto, o per meglio dire su un album di progetti. L’approccio del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ha fatto altro che incentivarla ed è inevitabile che questa tendenza si estenda anche alla città metropolitana, visto che è molto accentrata sul capoluogo (sono pochi, e molto piccoli, i comuni che si confrontano con quello di Genova), dato anche l’approccio pragmatico adottato dal sindaco e della sua giunta. Si è aggiunto a ulteriore elemento di accentuazione il crollo del Ponte Morandi e il conferimento al primo cittadino Bucci del ruolo di commissario straordinario, anche oltre l’effettiva avvenuta ricostruzione. È in sostanza uno scenario di governance molto particolare”.

Leggi la prima puntata dell’indagine: Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Cagliari, Reggio Calabria e Catania

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