Governo del territorio, la situazione delle Città metropolitane

Governo del territorio, la situazione delle Città metropolitane

Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Cagliari, Reggio Calabria e Catania: il punto sulla base degli iter di attuazione dei Piani territoriali metropolitani. Prima parte dell’inchiesta a cura di INU

 

Published 26 giugno 2023 – © riproduzione riservata

A che punto è il governo del territorio delle città metropolitane? Un utile indicatore può essere rappresentato dalla situazione complessiva degli iter di approvazione e attuazione dei Piani territoriali metropolitani (PTM). Un ciclo di approfondimenti condotto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica a partire da febbraio 2023 restituisce, mentre è ancora in divenire, una situazione piuttosto frastagliata: da chi ha concluso il percorso a chi ancora è in cammino, fino ad arrivare a chi ha deciso per il momento di non avviarlo nemmeno.

 

Milano

La Città metropolitana ha approvato il suo PTM nell’ottobre del 2021. Laura Pogliani, vicepresidente di INU Lombardia, se ne è occupata in prima persona, nell’ambito di un’attività di ricerca del DAStU (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani) del Politecnico di Milano, che ha coordinato assieme ad Andrea Arcidiacono. Intervistata nel febbraio scorso, fa notare che un’importante innovazione è l’introduzione delle “Strategie Tematico Territoriali Metropolitane”. Sono tre, focalizzate su obiettivi e campi specifici: quella per “la sostenibilità, le emergenze ambientali e la rigenerazione”; la seconda “per la coesione sociale, i servizi sovracomunali e metropolitani”; e infine la terza “per l’innovazione degli spazi della produzione, dei servizi e della distribuzione”.

 

Bologna

È giunta all’approvazione del PTM nel maggio 2021. Alessandro Delpiano, direttore dell’Area pianificazione territoriale e mobilità sostenibile della Città metropolitana, intervistato a marzo, spiega che il PTM si basa su tre forti competenze: “Innanzitutto è la Città metropolitana che stabilisce la quantità massima di suolo consumabile, che non deve comunque superare il 3% del complessivo già consumato. Non accade in nessun’altra parte d’Italia, dove questa facoltà spetta ai Comuni. Anche la seconda competenza è un unicum: tutto il territorio rurale, e quindi le trasformazioni che lo riguardano, sono disciplinate dal Piano territoriale metropolitano che, e qui si viene all’ultima competenza, ha piena facoltà decisionale sugli oggetti sovracomunali, come la logistica, i centri commerciali, la mobilità tra comuni, le zone industriali, eccetera“.

 

Napoli

L’iter della Città metropolitana è arrivato a inizio 2023 all’approvazione del progetto preliminare del PTM. Il coordinatore del gruppo di lavoro, l’architetto Giovanni Cafiero, presidente di Telos srl, società capofila del gruppo di supporto, in febbraio ha spiegato a INU che “Il piano è concepito come strumento innovativo legato alle nuove funzioni affidate alle Città metropolitane: non solo coordinamento della pianificazione comunale, come i tradizionali piani provinciali, ma anche un piano che persegue una strategia di lungo periodo attraverso la selezione d’invarianti e componenti strutturali, e sceglie nel dialogo con i Comuni e con gli altri enti competenti per la gestione del territorio alcuni progetti e linee di azione di rango sovracomunale. Abbiamo sintetizzato queste caratteristiche nel Progetto preliminare parlando di un piano a 5 dimensioni: regolativa, strategica, cooperativa o collaborativa, progettuale. La quinta dimensione è il tempo: il tempo lungo della componente strutturale del piano e il tempo opportunità, il kairos della tradizione greca, che si esplica nella componente programmatica del PTM per le scelte da attuare nel breve-medio periodo”.

 

Torino

A marzo sono state raccolte le considerazioni di Carlo Alberto Barbieri di INU Piemonte e Valle d’Aosta (che ha curato una consulenza di supporto metodologico) sul Piano territoriale generale metropolitano di Torino [nell’immagine di copertina, una vista urbana verso le montagne]. Il progetto preliminare è stato adottato a dicembre 2022. Barbieri ha spiegato: “Si tratta del primo PTGM della Città metropolitana e sostituirà il vigente Piano territoriale di coordinamento provinciale. Sarà il vero primo atto di pianificazione territoriale metropolitana, di per sé un’operazione molto rilevante. Un altro motivo d’importanza sta nel fatto che il prossimo Piano strategico, ancora di validità triennale, ai sensi della discutibile durata imposta dalla Legge Delrio (ne sono stati finora approvati due), avrà proprio grazie al PTGM, e per la prima volta, un forte riferimento territoriale di struttura. Il salto di qualità si avrà quindi nella possibilità di spazializzare le strategie, le azioni e le progettualità. Il nuovo PTGM, se da un lato eredita anche il ruolo della Provincia di coordinamento dei piani comunali, dall’altro pianifica il territorio per conto di un soggetto istituzionale nuovo e «giovane» (esiste dal 15 gennaio 2015) che è laboratorio di sviluppo del Paese. Noi come INU, nel nostro lavoro di supporto abbiamo cercato di mettere in chiaro questa caratteristica insieme all’essere istituzione elettiva di secondo grado”.

 

Firenze

Giuseppe De Luca, membro effettivo dell’INU, è coordinatore del PTM. Il Dipartimento di Architettura dell’Università del capoluogo toscano, di cui De Luca è direttore, svolge da due anni e mezzo una consulenza per la redazione dello strumento. Terminata tale fase di supporto, lo strumento attende l’approvazione formale. INU Toscana partecipa al gruppo di lavoro. Proprio l’esponente di INU, intervistato a marzo, racconta che “La proposta di fondo è quella di un PTM tattico, che serva da griglia per individuare, prima, e definire poi, alcune soluzioni progettuali di «questioni» metropolitane di area vasta, rimarcando il ruolo dell’ente Città metropolitana come propulsore per la crescita del territorio e, al contempo, come cabina di regia per i progetti strategici più rilevanti a livello territoriale. La nostra scelta è stata, inoltre, quella di condividere il progetto con l’apparato tecnico dei diversi Comuni, un elemento rilevante che ha reso possibile la costruzione di una griglia di riferimento sulla quale abbiamo organizzato i PINQUA e i Piani urbani integrati. La carta progettuale servirà da guida per pesare aggiunte e localizzare i progetti d’interesse metropolitano”. Carlo Pisano, docente di Urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, che lavora alla consulenza, ricorda che il PTM che sta prendendo forma proprio a partire dal supporto del gruppo di lavoro “Presenta chiari elementi innovativi, a cominciare dalla forma dello strumento. È organizzato in tre parti: un Quadro conoscitivo che descrive il territorio metropolitano; un Quadro statutario che ne riconosce gli elementi stabili, il patrimonio territoriale e le invarianti strutturali, definendo i principi e le regole per la loro utilizzazione e riproduzione; un Quadro propositivo che è articolato in Strategie di piano e Schede metaprogettuali”.

 

Bari

Ad aprile sono state raccolte le considerazioni di Francesca Calace, vicepresidente di INU Puglia. Qui la Città metropolitana si è concentrata sul Piano strategico: sebbene sia inevitabile che anche in questo percorso trovino spazio contenuti e indirizzi di carattere spaziale, finora la dimensione territoriale in senso stretto, e quindi il relativo PTM, non è affatto al centro del lavoro e dei processi promossi dalla Città metropolitana. La vicepresidente di INU Puglia nota tratti di continuità rispetto al passato per “Una mancanza di tradizione nel campo della pianificazione territoriale. La Provincia di Bari non ha mai avuto un Piano di coordinamento, e probabilmente questo ha influito sul fatto che non si avvertisse la necessità di dotarsi di uno strumento di tipo territoriale. A sua volta si può ipotizzare che questo sia dovuto anche alle caratteristiche intrinseche di un sistema in cui, rispetto alle altre aree metropolitane, una scarsa gerarchizzazione e la presenza di molti comuni di grandi dimensioni, ricchi di storia e dai profili autonomi, hanno reso più complicato per la Provincia esercitare la sua funzione di coordinamento”.

 

Cagliari

Anche qui il lavoro di pianificazione si è concentrato sulla parte strategica. Isabella Ligia, responsabile Pianificazione strategica, VAS e Ufficio PNRR della Città metropolitana, sentita il mese scorso, afferma che “L’approvazione del Piano strategico è arrivata nel 2021, preceduta da una fase di partecipazione in cui abbiamo molto creduto e investito, sperimentando metodi innovativi. Abbiamo coinvolto enti e cittadini e fatto in modo che il percorso rientrasse tra quelli di ANCI nell’ambito di «metropoli strategiche», così da metterlo a paragone con quello delle altre Città metropolitane”. Per quanto riguarda la parte territoriale, si è continuato a fare riferimento al Piano urbanistico provinciale del 2004.

 

Reggio Calabria

Situazione analoga a Reggio Calabria, come ha recentemente affermato Francesco Suraci di INU Calabria, ove vige il Piano territoriale di coordinamento provinciale del 2016. A partire da questo è stato approvato solo tre mesi fa il Piano strategico e attraverso di esso, “La governance metropolitana in sinergia con le amministrazioni comunali ha definito gli indirizzi per conseguire una mission fondata su sviluppo, sostenibilità economica, sociale e ambientale, volta alle generazioni future con i principi dell’identità territoriale, l’innovazione, la sostenibilità e l’accessibilità. La vision dello strumento è declinata attraverso alcune fondamentali parole d’ordine: diritti metropolitani, economie identitarie, rigenerazione dell’esistente e orizzonte mediterraneo, che correla il divenire territoriale intriso di sostenibilità volta al miglioramento della qualità del vivere quotidiano, con lo sviluppo delle funzioni urbanistiche richieste dai territori”.

 

Catania

La partita qui è più complessa perché, ha detto pochi giorni fa l’esponente di INU Sicilia Paolo La Greca, nella regione siciliana “Non si sono mai insediati i consigli territoriali metropolitani e si sono persi cinque anni in un contenzioso imbastito per stabilire se il sindaco della città principale avrebbe dovuto esserlo anche della Città metropolitana. Siamo quindi rimasti al palo, senza un organo di governo pertinente per la pianificazione territoriale a questo livello. La Città metropolitana di Catania ha ottenuto un finanziamento rilevante per la redazione di una sorta di piano strategico. Mancando l’interlocutore necessario e privilegiato, ovvero il Consiglio, il piano (in corso di approvazione) è diventato uno strumento autoreferenziale redatto dalla società The European House Ambrosetti che ha vinto la gara”.

L’inchiesta dell’INU prosegue nelle prossime settimane con le restanti Città metropolitane.

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