Claudio Baglioni e l’Arena di Verona: i luoghi traditi e l’architetto artista artigiano
Sull’iscrizione all’Elenco d’onore dell’Ordine architetti Verona per il riallestimento del palco nel 2018
Published 30 settembre 2024 – © riproduzione riservata
VERONA. L’architetto Claudio Baglioni, classe 1951, studi di architettura a Valle Giulia culminati con la laurea nel 2004 con una tesi sul restauro e la riqualificazione urbana del gasometro di Roma, esame per l’abilitazione alla professione, è stato iscritto all’Elenco d’onore dell’Ordine degli Architetti PPC di Verona per aver progettato e realizzato nel 2018 il Palco al centro dell’Arena di Verona.
L’Ordine degli Architetti della città scaligera ha individuato in questo “spostamento spaziale” la volontà da parte del progettista/artista Baglioni, di recuperare il valore identitario dell’anfi-teatro, mettendo in atto un cambiamento dal quale d’ora in avanti non si potrà prescindere. La motivazione, letta durante la cerimonia di consegna del timbro dal presidente dell’Ordine Matteo Faustini, alla presenza di autorità della cultura nazionale, sottolinea anche che la figura dell’architetto ha bisogno, tanto più nella contemporaneità, di recuperare un ruolo sociale ed educativo alla bellezza, quale mestiere atto a produrre cultura, assumendosi la responsabilità di compiere scelte e porre in atto il cambiamento.
Theaomani: saper vedere tra musica e architettura
Durante la consegna dell’onorificenza, Baglioni ha posto l’accento su due tematiche, quella dei luoghi traditi e dell’artista/artigiano/artefice, ovvero la figura dell’architetto, “che è tantissima cosa”. «Tra musica e architettura – ha sottolineato Baglioni – ci sono molti punti in comune, si dice che la musica sia architettura senza edificio, prevede gli stessi passaggi emotivi, intellettuali, a volte le stesse parole». Basti pensare alla facciata di Santa Maria Novella dell’Alberti che è una partitura in quattro quarti, multipli e sottomultipli. Così, tra l’artista e l’artefice di un’opera, tra il generico fare con arte e l’essere consapevoli di quell’arte vi è l’artigiano, colui che di quell’arte ne ha i segreti, lo sguardo, la capacità di vedere le relazioni nascoste tra le cose, ciò che dovrebbe raccogliere la figura dell’architetto.
«Innamorato del luogo – ha continuato Baglioni – ho sempre pensato che l’anfiteatro di Verona fosse “tradito” nel costringerlo ad essere solo teatro, mentre lo sguardo dell’architetto impone di saper guardare». Non a caso il verbo greco Theaomani, da cui deriva la parola teatro, indica il guardare, vedere con attenzione vocazioni e soluzioni opportune per luoghi sempre unici come quelli storici. «Progettare un palco al centro moltiplica le problematiche: quattro fronti e un teatro tutto intorno; dare senso al termine “anfi”, una diversa distribuzione dello spettacolo e degli spettatori, anche a bordo palco, dentro la scena».
Baglioni si è ispirato a Richard Wagner, all’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), in una sinestesia tra le diverse arti dove il concerto è un certamen. Per il riallestimento, nel 2018, egli infatti ha scelto di posizionare 12 torri simmetriche lungo l’anello ellittico per distribuire gli impianti e i pesi equamente, facendo arrivare tutte le apparecchiature dall’alto senza mai toccare il monumento, parificando i pavimenti dell’arena per posizionare il palco al centro e gli spettatori ai bordi. «Soluzioni per rendere possibile il recupero della vocazione di questo luogo patrimonio dell’umanità».
L’odierno riconoscimento sia l’inizio di una nuova sinestesia, per designare un’attenzione alla progettazione teatrale che parta da Verona, città dello spazio teatrale per vocazione. Strada facendo… vedremo.
Immagine copertina: Claudio Baglioni, concerto 2018 Arena di Verona (© Angelo Trani)

Architetto, Territory Coach, Project Leader divisione marketing territoriale PG&W, Professore a contratto di Marketing Territoriale Università di Verona, Segretario IN/Arch Triveneto