MetroOffice, La Manufacture Celine (© Marco Cappelletti)

Premi IN/Architettura Toscana: l’evoluzione della tradizione

Premi IN/Architettura Toscana: l’evoluzione della tradizione

Oltre 100 candidature, valutate da una giuria pluridisciplinare

 

Published 19 dicembre 2023 – © riproduzione riservata

FIRENZE. I premi IN/ARCHITETTURA 2023 sono stati un’importante occasione, per la sezione territoriale IN/Arch Toscana, per fotografare la qualità della più recente produzione architettonica sul proprio territorio.

Si è trattato della prima edizione dei premi gestita autonomamente da IN/Arch Toscana (fondata nel 2022), che ha scelto di non nominare alcun associato come membro della giuria. Al contrario ha lavorato per selezionare giurati di assoluto spessore, tenendo ben presenti alcuni indirizzi che ha deciso di seguire: l’equilibrio di genere e un approccio trasversale e fortemente multidisciplinare nell’analisi delle opere. Questo ultimo punto è risultato rilevante, sia a livello metodologico che nella definizione dei risultati: più sensibilità che analizzino il processo di produzione dell’architettura è infatti un fattore irrinunciabile, anche nell’ottica della divulgazione del valore culturale del progetto e della valutazione qualitativa dell’opera, nel proprio contesto e ciclo di vita.

La giuria, composta da Christiane Burklein (blogger), Patrizia Catalano (giornalista), Tomas Ghisellini (architetto), Paolo Icaro (artista), Junko Kirimoto (architetta), Annick Magner (sociologa) e Pietro Savorelli (fotografo), ha individuato, tra più di 100 opere candidate, 2 premi e 4 menzioni d’onore:

  • Interventi di nuova costruzione: la Manufacture a Radda in Chianti (SI), Committente Celine Production; Progettista MetroOffice Architetti; Impresa Ing. Ferrari
  • Interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente: Biblioteca Moderna del Monastero di Camaldoli (AR) – Edoardo Baroncini, Committente Fondazione Camaldoli Cultura Onlus; Progettista Menichetti + Caldarelli Architetti; Impresa Fuochi Fiorenzo Srl
  • Menzioni d’onore: Arginvecchio Pavillion a Camaiore (LU), Committente Sandro Vizzoni; Progettista Grazzini Tonazzini + Colombo; Impresa Processo partecipativo di autocostruzione; Fondazione Culturale a Casale Marittimo (PI), Committente O.T. Società Agricola Casale Marittimo, Progettista Pietro Carlo Pellegrini, Impresa Dottor Group; Cantina Cupano winery extension a Montalcino (SI), Committente Azienda Agricola Cupano, Progettista: Edoardo Milesi & Archos, Impresa Eurocostruzioni 1961; Piazza dell’Isolotto a Firenze, Committente Comune di Firenze, Progettista Rossiprodi Associati; Impresa Jacini

La giuria specialistica del partner WTW-Willis Towers Watson ha assegnato il Premio speciale alla Scuola materna di via Volterrana a Colle Val d’Elsa (Siena), committente: Comune di Colle Val d’Elsa; progettista: Luca Furiozzi; impresa: ATI Architec Costruzioni e Immobiliare Costruzioni Im.Co.

Una prima lettura qualitativa sull’insieme delle opere candidate evidenzia in maniera importante come, in una regione dove alcune impostazioni culturali e normative sembrano privilegiare linguaggi e processi legati alla tradizione, sia emersa un’importante ricerca progettuale, che ha dato vita a interventi fortemente innovativi e di assoluto valore.

Emergono poi una serie di temi e di relazioni nelle quali le stesse opere possono essere declinate e analizzate.

 

Architettura e paesaggio

Tutti i progetti candidati esemplificano, nella propria autonomia e specificità, l’evoluzione della cultura del progetto che si sta concretizzando all’interno dell’area geografica toscana. Si riscontra infatti come la regione sia in grado accogliere opere che, nel loro insieme, fanno ricerca configurando autonomamente, o tramite la trasformazione dei contesti urbani, “nuove visioni” soprattutto nel rapporto con il paesaggio e il contesto urbano.

Si potrebbe riassumere ciò citando Alberto Campo Baeza, quando sostiene che “l’architettura si colloca sempre nella natura e si colloca in essa come un artificio, come un artefatto”. La peculiarità di questa evoluzione progettuale e culturale è che si sta concretizzando in un territorio fortemente specifico e caratterizzato; spesso, in contesti paesaggistici di assoluto valore. Questo presuppone un approccio che non può prescindere dalla profonda conoscenza del luogo ma, rispetto al passato, sembra esprimere un cambio di passo, un atteggiamento che, nella maggior parte dei casi, non si limita ad inserire correttamente l’opera nel contesto, ma al contrario mira a liberarne le potenzialità, prefigurando un altro tipo di armonica trasformazione.

 

Percezione dell’architettura

La nomina di una giuria multidisciplinare con importanti e diverse competenze è stato un importante passo, indice di una volontà di valutare le opere candidate non solo in termini architettonici, ma provando a dare voce ai diversi livelli di complessità, sintetizzati nel processo realizzativo. Ogni opera può essere infatti vista come una combinazione di aspetti estetici, simbolici, funzionali e culturali insiti negli edifici, in relazione al loro ruolo nella società.

Un tipo di lettura delle opere, questa, che ha evidenziato una tendenza, soprattutto in relazione ai luoghi di lavoro, agli opifici, alle manifatture. Tali edifici sono spesso legati a processi di trasformazione complessi e fortemente interconnessi agli specifici ambiti territoriali. Parallelamente, le dinamiche interne alle nuove fabbriche (sia produttive che organizzative, che relazionali) si concretizzano con nuovi concetti di benessere per gli addetti, rispetto ai canoni tradizionali.

 

Luoghi del lavoro

I progetti vincitori evidenziano alcuni caratteri comuni che guardano a una nuova immagine dell’architettura sul tema dei luoghi del lavoro, dove l’edificio forgia il sito, la geometria, il programma, la circostanza e i materiali ne definiscono la specifica architettura.

Il citato dialogo con la natura ed il contesto enunciato da Campo Baeza – e precedentemente espresso da Adriano Olivetti nel Discorso ai lavoratori di Pozzuoli – mette nuovamente al centro del progetto l’appartenenza dell’edificio al luogo e un approccio d’inclusività nei confronti dei fruitori dello stesso. L’attività progettuale, in questo senso, si pone l’obiettivo di essere in grado di sostenere le persone in una visione generativa del futuro in termini di creatività e della produzione dei beni di qualità.

Perché lavorando ogni giorno tra le pareti della fabbrica e le macchine e i banchi e gli altri uomini per produrre qualcosa che vediamo correre nelle vie del mondo e ritornare a noi in salari che sono poi pane, vino e casa, partecipiamo ogni giorno alla vita pulsante della fabbrica, alle sue cose più piccole e alle sue cose più grandi, finiamo per amarla, per affezionarci e allora essa diventa veramente nostra, il lavoro diventa a poco a poco parte della nostra anima, diventa quindi una immensa forza spirituale”.

È possibile quindi proporre una sintesi e una riflessione generale individuando alcuni caratteri comuni che sono emersi dalla lettura degli interventi candidati ai premi IN/ARCHITETTURA 2023, che, come detto, danno una chiara percezione di un livello di ricerca progettuale in evoluzione.

  1. L’importanza della cultura del progetto, alla base di qualsiasi attività per costruire un ambiente di qualità; in questo contesto sia il committente che il decisore politico diventano ideatori di scelte, contribuendo a loro modo al progetto.
  2. L’architettura è percepita positivamente da parte del mondo produttivo, che investe nel valore e nell’immagine dell’architettura come mezzo di valorizzazione del brand aziendale e della qualità dei beni, legandosi inscindibilmente al territorio nel quale opera.
  3. Una maggiore attenzione ai luoghi del lavoro nella definizione degli spazi interni e del benessere dei lavoratori, nonché un’inedita attenzione alla relazione tra edificio e contesto, sia all’interno di ambiti produttivi come anche all’esterno di questi, a più stretto contatto con il paesaggio.

 

Premio alla carriera e Premio Bruno Zevi

Il Premio alla carriera è stato conferito a Paolo Riani, a cui viene riconosciuto un valore aggiunto per il sistematico insieme di attività culturali (progettista, fotografo, fondatore della rivista «L’Arca», saggista, scrittore, direttore dell’Istituto italiano di cultura a New York e altro ancora), che ne fanno un prezioso riferimento del nostro patrimonio di conoscenza intellettuale, che dalla Toscana si è fatto mediatore nel mondo nel catalizzare cultura, memoria e materia in forme diverse del costruire e dell’abitare.

Il Premio Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica è stato conferito a “Largo Duomo”, rivista dell’Ordine degli architetti di Livorno, ritenuto dalla giuria un prodotto editoriale e culturale ben costruito, dove, a monte di un comitato scientifico referenziato e distribuito nelle discipline che lo costituiscono, opera un comitato di redazione che attinge a professionisti dell’Ordine e del mondo accademico. I numeri, tematici, raccolgono cospicui contributi di qualità (la media per numero è di circa 200 pagine), cercando di rivolgersi non solo al territorio livornese ma all’architettura contemporanea oltre i confini locali e nazionali, con importanti contributi che provengono da figure professionali europee.

 

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