Como: l’asilo Sant’Elia tra abbandono e speranza (come luogo del cuore)

Como: l’asilo Sant’Elia tra abbandono e speranza (come luogo del cuore)

Riceviamo e pubblichiamo una nota sul capolavoro di Giuseppe Terragni al collasso. Ma c’è il sostegno del Fondo per l’Ambiente Italiano

 

Published 25 novembre 2024 – © riproduzione riservata

COMO. Alberto Sartoris nel suo libro Gli elementi dell’Architettura funzionale (1932) scrive: «L’architettura non è quindi più una composizione definitiva, perenne; non è più un insieme chiuso, dato che le sue dimensioni e i suoi elementi plastici e utilitari subiscono, dinamicamente, trasformazioni radicali. Ed è in questa ragione dell’architettura funzionale che la teoria del dinamismo architettonico di Sant’Elia, quel dinamismo del 1914 che trova soltanto ora la sua autenticità pratica nel razionalismo europeo, si concepisce nel modo più sicuro e più saldo».

L’ordine continuamente variabile, i cambiamenti, le trasformazioni, le combinazioni più varie e il mondo delle piccole percezioni sono il legame con quel soffio di felicità dell’esperienza futurista, con cui si riesce a leggere quell’unicità dell’architettura moderna di Giuseppe Terragni (1904-43), che non è una serie di atti di eccentricità formale ma una profonda riflessione sul mondo della cultura d’inizio secolo che per lui non era destinata a sparire ma anzi a prendere il sopravvento una volta tolti quei lati oscuri che ne davano un’impressione di svaghi bizzarri e un poco inquietanti.

 

Un gioco di luce e dinamismo

Da subito la costruzione di un asilo nel quartiere popolare di via Alciato a Como è un’occasione per tornare a narrare instancabilmente questa storia italiana. Il progetto ha infatti una notevole risonanza pubblica e la sua presentazione avviene addirittura con un Terragni che porta i disegni sul luogo della costruzione e li spiega alla folla intervenuta all’avvenimento. Ed è qui, sui disegni mostrati all’aperto, che appare la dizione asilo Sant’Elia, che certo deriva dal nome del rione, ma che Terragni utilizza fin dall’inizio per scoprire ancora una volta il suo gioco di affinità e segrete rispondenze tra lui e il fondatore dell’architettura futurista. 

Non erano in molti allora ad assoldare il mitico architetto futurista per la propria opera, ma con questa dedica Terragni s’impegnava ad accogliere la sua eredità anche in una costruzione interamente moderna e nel momento più alto della sua carriera. Il futurismo è per lui quel dinamismo nella quiete che emerge dalle sue teorie architettoniche e l’asilo Sant’Elia ne è un magnifico esempio con la sua incredibile densità di valori dinamici, sia visibili che invisibili, che lascia per sempre al passato le architetture monolitiche, per diventare il vertice di una composizione architettonica trasparente che ci mostra come potrebbero andare le cose sulla terra se queste scoperte non fossero state disattese.

Dalla sua inaugurazione, il 31 ottobre 1937, l’asilo ha funzionato in modo perfetto; tanto che intere generazioni di comaschi ne ricordano bene la suggestione e l’importanza nel fare della loro infanzia un tempo miracoloso: ricordano sempre la luce, il giardino interno, gli orti, e sopratutto quei caloriferi a vista nell’aula del refettorio. 

Caduta, rinascita, chiusura, incompetenza

Il degrado inizia negli anni sessanta, e l’asilo precipita a causa di un intervento dell’ingegner Pedroni che lo stravolge in tutte le sue principali caratteristiche. Al punto che un giovane architetto svizzero, Mario Botta, scrive al Comune che a quel punto era meglio abbatterlo.

Si arriva così al restauro di Carlo ed Emilio Terragni, nipoti di Giuseppe, che tra il 1986 e il 1988 riportano l’edificio ai suoi originari splendori. L’asilo sembra salvo e, pur senza manutenzioni, percorre la sua strada fino allo scellerato 2018, anno in cui il sindaco ne impone la chiusura dichiarandolo pericolante, senza mai fornire alcun riscontro tecnico sulla decisione. 

Ma non è tutto. In risposta alle critiche, il Comune, invece di affidarsi a un bando o a esperti di restauro del moderno, commissiona piccoli lavori sotto soglia, in modo da evitare ogni gara, affidandoli all’impresa che si occupa delle manutenzioni per la pubblica amministrazione. Risultato: un vero disastro con la rottura definitiva delle tende esterne, dei vetri, lo sporgere di camini etc. Una strategia scellerata che si ferma grazie alle proteste dell’Archivio Terragni e di molti cittadini. Tuttavia, da allora non avviene più nulla e oggi siamo a cinque anni di abbandono assoluto, al punto che anche un edificio forte come l’asilo rischia seriamente di collassare.

 

Il futuro? Vota col cuore!

Brutte notizie che sono oggi alleggerite dall’interesse del FAI per fare dell’asilo un luogo del cuore. Ed è già qualcosa, nell’incomprensibile assenza degli organi preposti alla tutela del nostro patrimonio artistico e di una politica che sembra occuparsi solo di favole erudite, finzioni mai viste, gigantesche allegorie; il tutto, con l’idea di un passato che non torna se non nel provvisorio e nel transitorio di un’estetica fine a se stessa.

Sant’Elia, Terragni, l’architettura e la musica moderna italiana non sono certo di gran moda: difficile visitarne gli spazi, contemplarne i disegni o sentire in concerto Dallapiccola e Pizzetti. È una storia nota: in Italia per comprendere la grandezza di Borromini e Vivaldi ci sono voluti centinaia di anni. L’importante dunque è resistere, preservare alle generazioni future la grande partitura della modernità italiana e saper aspettare il lungo corso del riconoscimento. 

Un voto oggi per il FAI sarà ricordato come un gesto significativo e pieno di speranza per il futuro.

Immagine copertina: foto storica dell’asilo Sant’Elia nel quartiere popolare di via Alciato, Como (© Archivio Terragni Como)

Autore

  • Attilio Terragni

    Al lavoro di architetto ha sempre affiancato lo studio e la ricerca sull’architettura del movimento moderno italiano, con speciale riferimento alla figura di Giuseppe Terragni, di cui dirige l’Archivio e di cui è autore di nuove interpretazioni critiche che hanno origine dalla conoscenza dei materiali e dei documenti originali. Tra i testi pubblicati, Atlante Terragni edito Skirà, Il pensare astratto, Quando la poesia diventa architettura, Avatarch l’autoritratto di Giuseppe Terragni editi da Amazon. La sua attività artistica è stata esposta in molte gallerie e recentemente a Milano in due mostre monografiche. 

    Visualizza tutti gli articoli