Hospice Madonna di Fatima (@ Barbara Pau)

Premi IN/Architettura Sardegna: meno categorie, più inclusione

Premi IN/Architettura Sardegna: meno categorie, più inclusione

Territori intermedi, committenze pubbliche e trasversalità nei premiati tra i 47 progetti presentati

 

Published 30 gennaio 2024 – © riproduzione riservata

CAGLIARI. Questa riflessione sui premi IN/ARCHITETTURA Sardegna 2023 prende le mosse dal bando. Infatti, in quest’ultima edizione, escludendo il premio “Bruno Zevi”, quello alla carriera e quelli speciali, si sono contemplate solo 2 tipologie di premi al posto delle 5 del 2020. Sono scomparse le diciture: sopra e sotto i 5 milioni di euro, giovani progettisti, rigenerazione urbana, riqualificazione edilizia. Lasciando il posto a: nuova costruzione e riqualificazione del patrimonio esistente.

La giuria, formata da: Carlo Atzeni (UNICA), Rossella Sanna (ANCE), Francesco Spanedda (Ordini degli Architetti della Sardegna) e Domizia Mandolesi (direttrice della rivista “L’Industria delle Costruzioni”), oltre che da chi scrive, ha visto questa innovazione, che dava la possibilità di valutare le opere presentate a prescindere dall’anagrafe dei progettisti, dalle risorse impegnate e dalla loro localizzazione e dimensione, come un’opportunità.

Un’occasione per partire da un approccio più trasversale e inclusivo, che ha consentito d’intercettare, senza i vincoli di una classificazione eccessivamente specializzata, alcune opere “atipiche” tra le 47 presentate o segnalate.

 

Architetture per territori intermedi

Si tratta di architetture che abitano territori intermedi (definizione già utilizzata da chi ha scritto sui premi di altre regioni), non solo sul piano geografico e topografico – piccoli centri, aree di margine – ma anche su quello realizzativo e disciplinare.

Opere collocate al confine tra diverse categorie d’intervento – insediamento, edificio, arredo – e diverse pratiche progettuali – progetto urbano, progetto edilizio, architettura d’interni – capaci, anche per questa loro natura, di rimandare ad approcci originali sviluppati all’interno di una relazione proficua con i contesti, piuttosto che alla declinazione di ricette collaudate. Più che operazioni canoniche di recupero, inserti contemporanei in spazi storici, interventi cromatici a contrasto, accostamenti imprevisti di tecniche costruttive e materiali. Più che edifici o spazi pubblici convenzionali, costruzioni articolate come piccoli insediamenti, architetture luminose immerse nel paesaggio, installazioni urbane con funzioni microclimatiche.

Esplorazioni progettuali che si concretizzano in opere realizzate in luoghi distanti dai centri maggiori, spesso di piccola entità. Distanza e dimensione che, invece di costituire uno svantaggio, diventano occasione per una grande libertà d’invenzione, fondata sulla lettura dei luoghi, forse meno praticabile in interventi più rilevanti realizzati nelle città, governati da regole più cogenti.

 

Committenze pubbliche

Un’altra riflessione riguarda le committenze. Mentre nel 2020 tra i premiati si notava una netta prevalenza di opere private rispetto a quelle pubbliche, nel 2023 le prime sono del tutto assenti mentre le seconde sono affiancate, 4 su 8, da cooperative, fondazioni e associazioni. Sembra che le piccole amministrazioni comunali e i soggetti appartenenti al terzo settore risultino essere oggi, più delle amministrazioni delle città capoluogo e degli investitori immobiliari, impegnati in progetti di respiro più ampio, soggetti capaci di commissionare e realizzare opere di qualità in sintonia con i luoghi e in linea con sensibilità e ricerche contemporanee. Si tratta di un dato interessante, che andrebbe verificato nelle prossime edizioni.

 

Giovani e carriera

Un’ultima considerazione riguarda il fatto che, nonostante l’assenza di un riconoscimento a loro dedicato, i giovani progettisti, accanto ad una generazione di mezzo ormai più fiduciosa nelle sue capacità, sono stati ampiamente rappresentati nelle scelte della giuria. Questo significa che per riconoscere la qualità emergente, all’interno di quella modalità di partecipazione bottom up che continua ad essere il tratto distintivo e il punto di forza del premio, conta avere uno sguardo meno condizionato da categorie stabilite a priori più che recinti anagrafici. Questo atteggiamento di maggiore apertura ha portato anche a non fare distinzioni tra premi e menzioni d’onore, preferendo mettere sullo stesso piano opere che, seppure diverse tra loro apparivano tutte capaci di testimoniare lo stato dell’arte dell’architettura realizzata in Sardegna.

In un certo senso anche il Premio alla carriera assegnato a Giovanni Maciocco riflette questa attitudine, puntando su una figura a cavallo fra ricerca, didattica e professione. Infatti, secondo la giuria: “La sua opera, articolata in una traiettoria ormai lunga 40 anni, si contraddistingue per il costante intreccio tra una riflessione teorica originale e la pratica del progetto alle varie scale”. Tra le motivazioni spicca uno dei tratti salienti della sua produzione: “La capacità di partire dalla realtà di un territorio peculiare e talvolta marginale come quello sardo per costruire una riflessione più generale sulle modalità e sulle pratiche del progetto contemporaneo, che assume valore paradigmatico anche per contesti differenti e non necessariamente analoghi”.

 

 

 

Intervento di nuova costruzione

Premiati:

  • Hospice Madonna di Fatima, per OSAT – Cooperativa Sociale, di Mario Cubeddu /C+C04 studio, Pier Francesco Cherchi e Marco Lecis, impresa Razzetti e Bosazza srl e Imma spa
  • Sala del Paesaggio, per Comune di Cabras, di Dejana Fiamma, impresa Meloni Costruzioni e Gatti Precorvi
  • Umbra Noa, per Comune di Villanovaforru, di Virdis architetto, impresa Carpenteria Giovanni Pinna e Ceramiche Terrapintada

 

Intervento di riqualificazione

Premiati

  • Camuc, per Comune di Ulassai, di laiBE, ing. Paolo Depau, Impresa C.E.I.E.T. srl
  • MACLula, per MACLula srls  – Associazione Julia Spazio D’Arte, di Luca Zecchin architetto, impresa F.lli Daga srl
  • Osservatorio delle zone Umide Marceddì, per MEDSEA Foundation, di Casciu Rango Architetti, impresa L.A.M. Di Roberto Manzato
  • Ostello Buggerru, per Cooperativa Feminas, di Progetto Sardarch, impresa Portixeddu srl
  • Restauro della Chiesa di San Giovanni a Thiesi, per Comune di Thiesi, di cm architetti – ssa solinas serra architecs, impresa Habitat Sardegna srl

 

Premio speciale “WTW – Willis Towers Watson”

  • MACLula, per MACLula srls – Associazione Julia Spazio D’Arte, di Luca Zecchin architetto, impresa F.lli Daga srl

 

Premio alla carriera

  • Giovanni Maciocco

Autore

  • Giuseppe Vallifuoco

    Nato a Cagliari nel 1950, si laurea in architettura a Roma nel 1976 e tra Roma e Cagliari inizia la sua attività professionale. Tra 1983 e il 1992 è visiting critic e visiting professor presso la Syracuse University School of Architecture di Firenze e di Syracuse, il Pratt Institute School of Architecture di Brooklyn e il New Jersey Institute of Technology School of Architecture di Newark. Dal 1991 al 1996 è docente presso il Dipartimento di Architettura dello IED di Cagliari. Dal 1999 al 2001 coordina uno dei laboratori di Progettazione del Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria di Cagliari. Dal 2005 al 2015 è presidente della sezione Sardegna dell’IN/Arch e dal 2015 al 2023 è membro del direttivo. Nel 2007 e nel 2008 fa parte del comitato scientifico di FESTARCH/Festival internazionale di architettura in Sardegna. Nel 2008 fonda, insieme a Mirco Pani e Ilene Steingut VPS architetti. Dal 2013 al 2021 è docente e coordinatore del corso di "Interior Design" presso lo IED di Cagliari

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