I luoghi umani della città
Pensieri a valle di una conversazione a più voci a Verona, sul tema dell’abitare, in particolare il centro storico e gli spazi pubblici
Published 5 luglio 2023 – © riproduzione riservata
Che cosa vuol dire “umano” è la giusta domanda: tutto ciò che nobilita l’uomo, che lo fa pensare ed agire non solo per se stesso ma per gli altri. I luoghi umani sono quegli spazi che si occupano delle relazioni tra le persone per un benessere che sia bene comune, giusta misura, equilibrio: spazi pubblici, dunque.
Il cortile e il mercato sono due luoghi urbani, ovvero spazi con relazioni storiche economiche, affettive e altro che costituiscono il carattere degli spazi pubblici delle città italiane, in particolare di quelle con origine medioevale come Verona, come molte del Triveneto. Il cortile è lo spazio che si relaziona con l’abitare, il mercato si relaziona con il sociale e con l’economia. Luoghi che abbiamo chiamato “umani” perché in essi avviene lo scambio culturale, in essi si avvia quel processo che è “cultura”, avere cura. Nel cortile, un tempo, i bambini giocavano, con un pallone, con un gessetto, con una corda. Al mercato non solo si acquistavano i prodotti del territorio ma si cucivano relazioni umane, costruendo la storia e lo sviluppo della città; spesso gli affreschi sulle facciate dei palazzi sono specchi di questa memoria. Spazi che, un tempo “indossati” dagli abitanti, sono passati ai turisti del “fast fashion urbano”, dagli abitanti storici o storicizzati a quelli temporanei, trasformandoli in luoghi insostenibili e addirittura non luoghi, allontanandoli a volte dal senso stesso dell’essere città, comunità.
I quattro pilastri su cui si regge la vita della città, della sua comunità, il suo essere sistema vivente in quanto territorio sono: abitare, commercio, accoglienza e cultura. Un agire tra questi che si interseca e crea il tessuto urbano, tra pubblico e privato. Gli spazi pubblici sono così il nostro futuro, il nodo di una progettazione nuova e consapevole, “umana”, non nostalgica, ma sostenibile, che metta al centro la persona, là dove il futuro di ieri è oggi.
Non a caso, la Biennale di Architettura 2023 a Venezia ha come tema “Il laboratorio del futuro”, mentre a Roma, a maggio, si è tenuta la Biennale dello Spazio pubblico. Diventa così importante far parte di questo dibattito collettivo e trasversale, portando contributi di alto livello. Per questo IN/Arch, con le sue sezioni territoriali, vuole aprire nuovi dibattiti, in nuovi luoghi, significativi, pubblici, dentro la città, attraverso la contaminazione professionale, rivolgendosi agli abitanti, con sguardi diversi sui territori; un nuovo modello di comunicazione e partecipazione, con eventi paralleli. In questo caso, una mostra alla Galleria MarcoRossi Arte contemporanea dal titolo “Finestre sullo spazio pubblico”, con le opere di Franco Guerzoni e Paolo Ventura.
La “conversazione in piazza”, nel Cortile del Mercato vecchio, il 23 maggio scorso, è stata l’occasione per uno scambio e un ascolto da posizioni diverse, per formazione professionale e per apporto culturale, grazie ai contributi di Dario Bertocchi (geografo), Francesco Ronzon (antropologo), Donatella Caprioglio (psicologa dell’abitare), Rosario Pavia (urbanista), Sandro Boscaini (imprenditore), Francesco Bechi (presidente Federalberghi Firenze), Michele Franzina e Lucia Krasovec-Lucas (architetti).
Da questo agire, tra “cuore” e “ragione”, si vuole partire per continuare a confrontarsi e conversare su quale città vogliamo, sia come abitanti, sia come professionisti di mestieri diversi. Fili per un nuovo tessuto urbano, dove la creatività sia strumento per far rivivere i nostri territori e costruire una visione. Finalmente, riprendere insieme la progettazione dell’abitare, paesaggio o casa che sia.
Architetto, Territory Coach, Project Leader divisione marketing territoriale PG&W, Professore a contratto di Marketing Territoriale Università di Verona, Segretario IN/Arch Triveneto