Z+T Studio - Tangshan Quarry Park (Image courtesy - Bienal Internacional de Paisaje de Barcelona)

A Barcellona, nuovi modi di curare la Terra

A Barcellona, nuovi modi di curare la Terra

Gli esiti della 12° edizione della Biennale di Architettura del Paesaggio: vince il Tangshan Quarry Park

 

Published 5 dicembre 2023 – © riproduzione riservata

BARCELLONA (SPAGNA). Il 27 e 28 novembre si è tenuta al Palau de la Musica Catalana la 12° edizione della Biennale Internazionale di Architettura del Paesaggio, che ha riunito progettisti internazionali intorno al tema “The poetic of remediation”. La prima giornata del simposio è stata dedicata alla presentazione degli 11 progetti finalisti del premio Rosa Barba, la seconda ha invece ospitato gli interventi dei membri della giuria e la proclamazione dei vincitori dei premi “Rosa Barba” e “Manuel Ribas Piera”.

Ognuno dei progetti selezionati offre un punto di vista personale sul tema, partendo dall’assunto che il cambiamento climatico è ormai una realtà irreversibile e che le strategie di adattamento sono molteplici. L’aspetto più interessante del tema proposto consiste nell’inversione del punto di vista: non si parla soltanto delle strategie di adattamento dell’uomo all’ambiente, ma dei nuovi modi che abbiamo di curare la Terra, rivitalizzare il suolo, risvegliare l’ecosistema e rendere poetico il gesto di prenderci cura dei nostri territori. Il simposio è stato un momento di confronto prezioso perché, per quanto diversi siano i contesti dei progetti selezionati, le affinità tra le tematiche affrontate hanno dato spunto a interessanti riflessioni.

 

Primo premio e tre menzioni d’onore

Il primo premio è stato conferito a Tangshan Quarry Park, rifunzionalizzazione e recupero di una cava abbandonata a Nanjing, Cina. Il progetto, di Z+T Studio, è stato completato nel 2019 e si sviluppa su una superficie di 40 ettari alle pendici di una montagna scavata da 4 crateri artificiali fortemente inquinati dall’attività di estrazione, cessata nel 2014. Il progetto del parco sviluppa soluzioni innovative per il controllo dell’acqua, la stabilizzazione dei pendii e lo sviluppo della biodiversità, e combina queste soluzioni con percorsi ricreativi ed educativi: pensiline sospese nel vuoto, giochi, punti panoramici ed aree di sosta.

Il Parco del Barrio Prado a Medellin, Colombia, riceve sia la menzione d’onore, sia il premio del pubblico. Il progetto di Edgar Mazo si trova in un lotto con edifici abbandonati, che non vengono demoliti bensì smontati, ed i materiali riutilizzati per realizzare una sistema di terrazze, passerelle ed aree verdi nelle quali le rovine delle vecchie costruzioni costituiscono il materiale drenante attraverso il quale la vegetazione spontanea, addomesticata dall’uomo, si sviluppa, configurando un giardino.

A Delft Cape Town, in Africa, il giardino del centro Hope, progettato da Tarna Klitzner Landscape Architects riceve la menzione d’onore sia dalla giuria della Biennale sia dalla International Federation of Landscape Architects (IFLA). Il progetto offre spazi d’incontro per donne, bambini e famiglie affette da sindrome HIV/AIDS. Oltre a costituire un esempio di efficace dialogo tra progetto architettonico e paesaggistico, il giardino del centro HOPE offre spazi naturali e soluzioni di recupero delle acque piovane in un clima estremamente arido.

Riceve la menzione d’onore della Biennale anche lo studio di Kathryne Moore del West Midland National Park, che ambisce, attraverso una strategia territoriale interdisciplinare, a realizzare un parco nazionale di nuova concezione nel territorio del West Midland, Regno Unito.

 

In finale, anche il Parco Marconi di Roma

Tra i progetti finalisti era presente anche un’opera italiana: il Parco Marconi, costruito a Roma e progettato da Maria Cristina Tullio dello studio Paesaggi e Paesaggi e presidente AIAPP nazionale. Il parco si sviluppa su un’area di 3,5 ettari sulle sponde del Tevere, recuperando un sito abbandonato e stabilendo una nuova connessione con il fiume: oltre alla bonifica dell’area, allontanando circa 500 tonnellate di rifiuti, il progetto prevede l’impianto di un bosco ripariale, ospita aree di sosta e di gioco, oltre ad una piazza di 1.000 mq con una pavimentazione totalmente drenante. Il progetto riflette sul ruolo storico del Tevere, ma soprattutto sul cambiamento fra la città e il suo fiume, che negli ultimi decenni è stato percepito come un pericolo, causando la perdita del legame con l’elemento naturale fondante della città in cui viviamo: oggi si sta cercando d’invertire tale tendenza.

Il simposio si è concluso con le relazioni dei giurati, che hanno esposto i loro progetti più significativi, contribuendo ad ampliare le riflessioni e le prospettive per i nostri paesaggi futuri.

 

Autore

  • Eleonora Ghezzi

    Nasce a Roma nel 1990, studia alla FAUP di Porto e all’università tecnica di Monaco di Baviera, si laurea con una tesi in restauro all’università la Sapienza di Roma nel 2017. Viaggia in Cile, India, Francia e Giappone lavorando in alcuni tra i più importanti studi d’architettura internazionali: Studio Mumbai, Pezo von Ellrichshausen e SANAA. Si stabilisce a Roma nel 2019, lavora nell’ambito dell’architettura e del paesaggio per committenti pubblici e privati, collabora con professionisti e aziende, gestendo l’aspetto amministrativo, tecnico, operativo e gestionale di ogni progetto. Alla professione ha da sempre accompagnato la passione per la ricerca e per l’espressione artistica.

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