Torino: proteggiamo Amedeo Albertini
Lettera aperta contro l’annunciata demolizione del Centro congressi della Regione Piemonte per fare posto a un intervento residenziale
Published 23 febbraio 2022 – © riproduzione riservata
L’annunciata demolizione del Centro congressi della Regione Piemonte in corso Stati Uniti n. 21 a Torino, che verrebbe sostituito da un intervento residenziale (Palazzo Contemporaneo), se condotta a termine, lungi dall’essere un’operazione di riqualificazione di un’area, dimostrerebbe la difficoltà delle amministrazioni pubbliche nel tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico della città.
L’edificio, progettato e realizzato nel 1971-73, è caratterizzato da una significativa struttura in calcestruzzo armato a vista, costituita da gigantesche travi sostenute da pilastri cilindrici. Questo approccio progettuale, sembra echeggiare alcune opere di Le Corbusier, ma soprattutto ricorda le megastrutture di Kenzo Tange, costituendo una testimonianza rara nel panorama italiano di una stagione di ricerche di rilevanza internazionale, citata in letteratura. Nell’atrio è collocata Logogrifo (1971), una significativa scultura in bronzo (cm 300 x 98) di Ezio Gribaudo.
Il progettista, l’architetto Amedeo Albertini (1916-1982), è un protagonista dell’architettura italiana del secondo Novecento. Formatosi al Politecnico di Torino, Albertini ha lavorato a lungo con Vittorio Bonadè Bottino all’Ufficio costruzioni Fiat, ha realizzato a Torino, tra l’altro, il Museo dell’automobile, gli ex uffici Fiat di corso Marconi, i palazzi delle assicurazioni SAI lungo il fiume Po, il palazzo per uffici ex RIV-SKF di corso Cairoli ed è stato attivo anche a Milano, Roma, Napoli e all’estero.
Il progetto strutturale è stato realizzato da Cesare Castiglia (con Giulio Pizzetti, Luigi Masella, Mario Alberto Chiorino, Giovanni Losana), con l’adozione di tecniche avanzate, tra cui l’impiego di diaframmi in bentonite nelle operazioni di scavo delle parti interrate, setti a diaframmi per le fondazioni, l’impiego di travi di grandi luci precompresse, messe in tensione in opera. Il primo piano fuori terra è sospeso con tiranti in acciaio saldati alla trave sovrastante; una centinatura particolare è stata usata per il getto in opera della grande trave in cemento armato della copertura, realizzata per “alleggerire” visivamente gli ultimi piani. L’utilizzo di acciaio Corten per i pilastri sul retro, è stata un’assoluta novità a livello torinese e nazionale.
La mancanza di una sensibilità intorno alla tutela dell’architettura contemporanea ha già provocato a Torino la perdita di alcune testimonianze importanti della sua storia recente, industriale e tecnologica. Ci rivolgiamo alle istituzioni pubbliche per scongiurare questa perdita, anche esplorando soluzioni progettuali che permettano di rispettare i caratteri architettonici e strutturali dell’opera, garantendo la valorizzazione culturale ed economica del bene.
Primi firmatari:
Paolo Albertini (architetto, figlio di Amedeo)
Mario Alberto Chiorino (professore emerito Politecnico di Torino)
Davide Derossi (In/Arch)
Roberto Gnavi (Italia Nostra)
Paola Gribaudo (presidente Accademia Albertina, Torino)
Luigi Masella (ingegnere progettista)
Guido Montanari (Politecnico di Torino)
Maria Teresa Roli (Italia Nostra)
Paola Valentini (In/Arch)
Franco Lattes (già Politecnico di Torino)