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Premio nazionale del Paesaggio 2023: Orti generali di Torino, la campagna arriva in città

Premio nazionale del Paesaggio 2023: Orti generali di Torino, la campagna arriva in città

Scelto tra 73 candidature, è una bella notizia per il quartiere Mirafiori e per le aree agricole residuali nei contesti metropolitani

 

Published 22 marzo 2023 – © riproduzione riservata

Il Ministero dei Beni e della Attività Culturali ha istituito dal 2016 la Giornata nazionale del Paesaggio, che ricorre il 14 marzo, accanto al concorso biennale che assegna il Premio nazionale del Paesaggio e che partecipa ufficialmente in rappresentanza dell’Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.

A rappresentare l’Italia alla prossima edizione del Premio europeo, l’ottava, saranno gli Orti generali di Torino: una gran bella notizia per il quartiere Mirafiori, dalla storia rimarchevole e poco nota. E proprio la dimensione agricola che si richiama alla storia più antica è una delle motivazioni per cui la giuria lo ha scelto tra 73 candidature da tutta Italia: “La campagna arriva in città… Orti generali rappresenta un’esperienza esemplare di trasformazione e gestione di aree agricole residuali in contesto metropolitano, improntata in modo evidente ai principi della sostenibilità e dell’equità sociale, in piena sintonia con gli obiettivi delineati dalla Convenzione Europea del Paesaggio”.

Si tratta di un progetto nato nel 2019, proposto dall’Associazione Coefficiente Clorofilla (oggi Orti generali), curato da Stefano Olivari e Matteo Baldo, che si pone l’obiettivo di costruire un’impresa sociale e prende avvio con grande energia proprio vincendo un altro bando, del MIUR, “Smart Cities and Communities and Social Innovation”.

Olivari è agronomo paesaggista diplomato all’École du Paysage di Versailles, mentre Baldo è educatore professionale e dottore magistrale in sociologia. Insieme riescono a coinvolgere il territorio e le associazioni, i cittadini e le fondazioni bancarie, partecipano come partner nei progetti europei della Città di Torino (Progireg e Fusilli) e raccolgono ottimi risultati da una ricca e intensa attività su più fronti e con diversi percorsi e contaminazioni.

 

Ed è orto-mania

Sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica, sostenibilità sociale e formazione, laboratori e corsi, dallo yoga alla permacoltura, per giardinieri in erba e adulti desiderosi di lasciare la città e rifugiarsi nel loro “orticello”. Ma Orti generali è in città, anche se proprio non sembra, e proprio questa è la caratteristica che tanto piace ai suoi frequentatori: staccare dallo “stress della vita quotidiana” e… impugnare la zappa! Una pausa al chiosco in cui mangiare con posto in serra o all’aperto sotto gli alberi lungo la riva del fiume Sangone, per immaginarsi davvero contadini per un giorno, senza dimenticare di passare a salutare le regine dell’Orto, le due mucche scozzesi Baboo e Diamantina dalla lunga frangia fulva e dall’aspetto decisamente hippy.

160 orti sono stati ricavati nella parte alta del complesso, con bassa recinzione in legno, casetta per gli attrezzi, distribuiti lungo lineari percorsi in comune e piccole piazzette di incontro, la più invitante quella delle amache. E il successo è stato tale che per riuscire ad avere un posto c’è una lunga lista di attesa, da 1 a 2 anni, con diverse tariffe disponibili, individuali, giovani under 35 e sociali (dove a fronte di ore a disposizione per i lavori comuni all’orto la tariffa è ridotta).

Un ritorno alla natura che è diventato un’allegra orto-mania, in un luogo in cui l’orto è sempre stato una tradizione, per chi arrivava a Torino a lavorare nella grande fabbrica di auto ma non dimenticava le origini contadine, ricavandosi un piccolo pezzo di campagna proprio qui vicino, lungo la tangenziale sud.

 

Mirafiori, 500 anni di storia del paesaggio

Quale posto migliore per parlare di paesaggio se non il quartiere Mirafiori? Conosciuto più spesso per la grande fabbrica, che invece trae il suo nome dall’antico toponimo del castello dei Savoia che un tempo era lungo le sponde del Sangone, così chiamato in omaggio alla giovane moglie spagnola di Carlo Emanuele I, Caterina d’Asburgo, che aveva trascorso la sua infanzia nella certosa Miraflores di Burgos, presso Madrid. Qui nel 1600 nacque, accanto al castello, una borgata piccola e tranquilla con una rilevante chiesa barocca, la Visitazione di Maria Vergine e di San Barnaba, e dopo quasi 5 secoli, la borgata è rimasta incredibilmente intatta mentre tutt’intorno la città si trasformava da campagna a fabbriche e alte residenze. Imboccare strada comunale di Mirafiori da strada Castello di Mirafiori vuol dire fare un viaggio nel tempo. La recente riqualificazione dello spazio pubblico ha eliminato le automobili in sosta sostituendole con piazzette colorate, dai nuovi cubetti della pavimentazione accostati con cura alle pavimentazioni tradizionali in ciottoli e ruere di Luserna, tocchi del passato uniti ad una luminosità contemporanea. E sempre da qui partivano le rotte di caccia dell’incredibile sistema barocco settecentesco che circonda la Palazzina di Stupinigi, la grande “tenda per la caccia” immaginata da Filippo Juvarra per il duca Vittorio Amedeo II, con la sua rete di strade bianche che hanno trasformato l’antico paesaggio punteggiato di cascine e poderi agricoli, legandoli in un disegno territoriale unico e ancora perfettamente riconoscibile nei suoi perfetti e geometrici tracciati che puntano verso le montagne. E ancora alla fine dell’Ottocento, accanto ai resti del castello dei Savoia, si costruisce il Mausoleo della Bela Rosin, moglie morganatica del re Vittorio Emanuele II e contessa di Mirafiori, una copia perfetta del Pantheon 2,5 volte più piccolo di quello vero. Risale al Novecento la più grande trasformazione del paesaggio di Mirafiori, con la fabbrica FIAT e le case per i dipendenti distribuite tutto intorno, con un quartiere che diventa il più grande di Torino, con quasi 100.000 abitanti, più di un decimo dell’intera città ma ricco di verde, dal parco Colonnetti al parco del Sangone e con un affaccio diretto alla campagna ancora esistente che lo separa da Stupinigi.
Normale quindi che dopo 500 anni ancora il paesaggio sia un tema fondamentale a Mirafiori. La riqualificazione delle sponde del Sangone con gli Orti generali dall’ingresso proprio accanto alla chiesa barocca sono un segnale di continuità, ricchezza d’idee, voglia di preservare il territorio innovandolo sempre ma con occhio attento alla sua storia, quella dell’antica borgata di servizio al castello ducale, con uno sguardo proiettato al futuro sostenibile.

 

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