Green Table: per una mutata coscienza del costruire
Gli esiti del forum internazionale che a Perugia ha discusso di transizione ecologica, riequilibrio tra città e borghi, e di riaffermazione del ruolo del progetto
Published 8 novembre 2021 – © riproduzione riservata
PERUGIA. Dal 20 al 23 ottobre si è tenuto il Forum internazionale Green Table, organizzato da Fondazione Guglielmo Giordano e Media Eventi con IN/Arch e ADI. Obiettivo, aprire una rinnovata discussione sul rapporto tra trasformazione dell’ambiente e riscaldamento globale. La discussione, benché chiara negli assunti, risente di profonde divergenze tra interessi e approcci settoriali, modalità contrastanti con la gravità del problema. Le risposte hanno penetrato il tema con metodi e discipline differenti, in cui certezze di paradigmi hanno vacillato.
Tutti sono ormai consapevoli, così come emerso dal Forum, che i cambiamenti climatici porteranno con sé disuguaglianze sociali, perdita d’identità e spostamento di popolazioni da paesi in cui la vita non sarà più accettabile. La scienza avverte e le istituzioni internazionali sostengono che le condizioni sono gravi. Sarebbe sufficiente comparare l’aumento della temperatura con quella del nostro corpo, il passaggio da 36,5 a 38° non è sostenibile, e così anche per il pianeta l’aumento di 1,5°.
Le città e i territori urbanizzati sono fonti inquinanti ragguardevoli. Ai cittadini servono modelli di comportamento semplici e comprensibili a tutti, alla società condizioni di fattibilità economica e di sostegno a quelle economie che in prima battuta ne pagheranno il prezzo più alto, nella consapevolezza che a qualcosa dovremo rinunciare.
Il ruolo di progettisti, costruttori, produttori di beni e servizi
Ma noi progettisti, costruttori, produttori di beni e servizi, cosa stiamo facendo, quali sono i nostri comportamenti? Esiste una vera coscienza del costruire? Quale rapporto stabiliamo tra natura e artificio? Cosa significa cultura ambientale? Queste e altre domande hanno fatto da sottofondo a tutte le discussioni che si sono succedute nei tavoli tra esperti di varie discipline – architetti, artisti, botanici, costruttori, economisti, filosofi, imprenditori, urbanisti – tutti consapevoli di doversi muovere attorno a quel confine labile tra discipline, luogo vero per decifrare, condurre i cambiamenti e trovare soluzioni con un approccio transdisciplinare e sistemico. Di tutto ciò sono convinte le istituzioni che hanno supportato e sostenuto il Forum insieme alle aziende, partner culturali e main sponsor: Regione Umbria, Comune di Perugia, Fondazione Cassa Risparmio Perugia, Camera di Commercio dell’Umbria.
Gli spunti emersi sono trasversali: pensare per reti territoriali; avviare una vera cultura del cambiamento attraverso la formazione; consolidare le convergenze tra pubblico e privato, ove le risorse finanziarie possono essere disponibili se sostenute da una chiara politica che le incentivi, in un rinnovato processo industriale e finanziario. La transizione ha un costo economico che incide a livello geopolitico e sociale, e tale rimane come ostacolo agli accordi in cui sostenibilità ambientale e sociale devono camminare di pari passo.
Tre parole ricorrono tra i tavoli – responsabilità, solidarietà, cooperazione – per sottolineare che, nello stato attuale, le risoluzioni tecniche e la scienza sono complementari a quelle, anzi insostituibili.
Verso una progettazione consapevole
Costruzioni, città e territori urbanizzati sono fonte di emissioni consistenti, i dati lo confermano. Quali risposte possiamo dare? Molti interventi sottolineano la necessità di rinnovare i processi di progettazione e monitoraggio, altri di riequilibrare il rapporto tra città e borghi all’interno di una rete territoriale, altri ancora di riaffermare il ruolo strategico del progetto di architettura, per affrontare le questioni ambientali in una revisione totale dei processi. I discorsi si sono fatti più circoscritti quando si è scavato nel ruolo del progetto inteso come interprete di tecniche tradizionali, guida ai comportamenti, rivelatore dell’identità dei luoghi e recupero dell’accettabilità della vita nelle periferie urbane che diversi relatori hanno indicato nella loro ricerca.
Il passaggio a una progettazione consapevole ha delle regole nella scelta dei materiali, nella conoscenza dell’intera filiera dei prodotti e dell’origine e trattamento delle materie prime; un sapere che non può prescindere dal prodotto finale. La transizione ecologica è possibile e necessaria. La soluzione del problema non sarà univoca, né risultato di soluzioni sopravvalutate o semplicemente proiettate fuori dal presente.
Oggi, Green Table è una realtà, una comunità di ricerca. Nei tavoli sono riemerse riflessioni perdute e si sono manifestate idee ritrovate, in un rinnovato orizzonte aperto al dibattito internazionale, a cui il Forum offre contributi.
Architetto, membro del Consiglio direttivo nazionale di IN/Arch. Ha insegnato, come professore a contratto, Progettazione architettonica e urbana presso il Politecnico di Milano dal 1994 al 2013. Ha collaborato a programmi di ricerca finanziati dal Ministero della Pubblica istruzione e dal Ministero per l’Università e la ricerca scientifica e tecnologica. Ha partecipato a iniziative in Italia e all’estero quale docente e relatore in seminari internazionali. Ha curato volumi e pubblicato saggi e contributi teorici su riviste specializzate