Segni di speranza nella Terra dei fuochi

Segni di speranza nella Terra dei fuochi

In provincia di Caserta, coraggiosi strumenti urbanistici comunali per una nuova centralità dell’interesse collettivo e dello spazio pubblico

 

Published 27 settembre 2021 – © riproduzione riservata

Ripensare e pianificare i destini di un territorio attraverso l’urbanistica nella cosiddetta “Terra dei fuochi” può sembrare un’operazione vana, ancorché improba. Stabilire regole che affrontino i temi dello spazio pubblico, dell’abitabilità urbana, della dimensione ecologica del progetto come fatto non più procrastinabile, si scontra con le emergenze quotidiane e del lavoro ordinario sul corpo della città, rimandando di volta in volta la necessità di programmare, di pianificare e soprattutto di farlo utilizzando le esperienze più avanzate dell’architettura e dell’urbanistica.

Eppure proprio in questi territori dell’incertezza possono emergere e trovare, quasi paradossalmente, maggiore terreno fertile sfide amministrative che non utilizzano la morfina giustificativa della lotta continua all’emergenza ma che, al contrario, affrontano il disordine urbano utilizzando proprio l’arma della regola, della visione, della persuasione e della sollecitazione culturale ed identitaria.

 

Il Regolamento edilizio sostenibile e del verde di Teverola

I casi sono diversi, spesso poco noti. Tra questi si può senz’altro annoverare il Regolamento edilizio sostenibile e del verde approvato nel luglio 2021 dal Comune di Teverola (Caserta). Utilizzando quanto imposto dal D.L. 63/2013, che prescrive dal gennaio 2021 l’obbligo in tutta Italia di progettare edifici pubblici e privati a consumo quasi zero (nZEB), e da altre norme regionali come la “Legge per la promozione della qualità dell’architettura” (n. 19/2019), che introduce criteri di tutela e valorizzazione sostenibile del paesaggio naturale e del paesaggio urbano, l’amministrazione comunale decide di offrire alla città uno strumento con una doppia anima. Da un lato, le norme prescrittive, che hanno carattere obbligatorio in qualsiasi processo progettuale. Dall’altro, le apparentemente più eteree norme comportamentali. Queste ultime sono disposizioni di orientamento e indirizzo per la progettazione, la cui applicabilità viene affidata alla sensibilità dei richiedenti e può trovare riscontro nei risparmi di gestione delle risorse energetiche che un buon costruire determina nel tempo.

A sollecitare l’applicazione di queste norme, che avranno evidentemente la necessità di una promozione e di un sostegno anche culturale almeno di medio periodo, è il rilascio, in caso di una loro applicazione documentata, di un “titolo di merito” da parte del Comune, che accresce il valore privato e commerciale del manufatto. Alle norme comportamentali appartengono indicazioni relative, ad esempio, all’orientamento degli edifici, all’illuminazione naturale degli spazi chiusi, all’impiego di pareti ventilate e pareti sempre verdi, al controllo microclimatico esterno con l’utilizzo del verde e dell’acqua e il recupero delle acque grigie.

Si tratta, in sostanza, anche di un tentativo di abbandonare la prassi, cui le amministrazioni sono aduse, di ridurre il complesso tema della sostenibilità e della qualità urbana degli interventi a mero adempimento amministrativo. È invece necessario stabilire come imprescindibile il fatto che la progettazione, la costruzione e la conduzione degli edifici devono perseguire obiettivi di miglioramento del benessere e della qualità della vita, e per farlo bisogna rimettere al centro l’interesse collettivo e lo spazio pubblico, agendo, ovviamente, su ogni singola realizzazione, ma seguendo una strategia chiaramente tracciata.

 

Il Piano urbanistico comunale di Capodrise

Sempre nella difficile provincia casertana, sono diversi i tentativi di contribuire attraverso strategie e piani urbanistici all’inversione delle tendenze in atto. Oltre il caso di Teverola, si può citare il Piano urbanistico comunale di Capodrise, oggi redatto e adottato sul principio del consumo di suolo zero, della tutela del verde agricolo e della realizzazione di un grande parco territoriale lineare lungo la ferrovia.

Ovviamente, la prefigurazione di uno spazio urbano di qualità comprende, ma va anche oltre, il mero rispetto di indici, parametri, dimensionamenti e calcoli di tipo ecologico ambientale, guardando soprattutto ai temi della qualità spaziale degli interventi, del rispetto dell’identità dei paesaggi (agricoli, urbani, periurbani), dell’urgenza di arrestare il consumo di suolo, della necessità di dare priorità alla rigenerazione di aree abbandonate, della corretta calibrazione dei cicli di vita di un manufatto e del controllo, anche qui non meramente burocratico, dei flussi di rifiuti.

Per queste terre, quindi, le priorità sono tante. Non resta che metterle coraggiosamente in fila e darne compimento, una per una.

 

Autore

  • Giuseppe Guida

    Ricercatore in Urbanistica al Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell'Università della Campania. È autore di numerosi saggi sui territori periurbani e della dispersione insediativa. Attualmente è responsabile scientifico della ricerca PURE (Productive and Urban metabolism Resources. Eco-solutions for new lands) centrata sulle aree industriali della provincia di Caserta. È membro del Direttivo dell'INU Campania ed editorialista de La Repubblica/Napoli sui temi dell'urbanistica e del paesaggio.

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