Salviamo la Cappella Sistina del Futurismo

Salviamo la Cappella Sistina del Futurismo

Nessuna tutela per lo straordinario progetto d’interni di Ivo Pannaggi per casa Zampini a Esanatoglia, nelle Marche

 

Published 17 ottobre 2022 – © riproduzione riservata

ESANATOGLIA (MACERATA). Vedendo l’interno di Casa Zampini, così dissonante rispetto al piccolo centro marchigiano, forse anche rispetto ad ambiti di più ampio raggio, si potrebbe pensare che sia piombato un meteorite da un altro pianeta.

Un po’ come Urbino, città dell’entroterra che nel secolo XV divenne sede di una raffinatissima corte umanistica, così è avvenuto per Esanatoglia, dove un continuatore dell’antica e ricca tradizione manifatturiera locale fece costruire – secondo le parole dello storico dell’architettura Ezio Godoli, massimo specialista della materia – “la più notevole realizzazione nel campo dell’ambientazione futurista”.

Erso Zampini, illuminato e innovativo industriale nel campo del trattamento dei pellami e della distillazione degli alcoli, commissionò nel 1925 a Ivo Pannaggi l’arredamento di quattro stanze della propria casa nel centro del paese.

 

L’avanguardia in quattro stanze

Pannaggi era nato a Macerata nel 1901, figlio illegittimo dello stesso Zampini, come si è appurato ufficialmente solo pochi anni fa. Il padre lo sostenne negli studi a Roma, dove nel 1922 s’iscrisse alla Scuola di architettura della Sapienza e frequentò l’ambiente dei futuristi, dadaisti, cubisti e astrattisti della Casa d’arte Bragaglia. Il giovane Pannaggi fece rapidamente proprie le suggestioni avanguardistiche, che seppe fondere in una maniera autonoma nella sua attività artistica. Le sue istanze sarebbero poi state affinate lasciando Roma e frequentando nel 1932-33 la scuola del Bauhaus a Dessau, allievo di Walter Gropius e Ludwig Mies van der Rohe.

Per Zampini, egli disegnò e fece realizzare la carrozzeria fuoriserie in alluminio di un’automobile, oggi purtroppo perduta, e quattro ambienti della bellissima abitazione, ricavata in una parte di quello che era stato il convento degli Agostiniani. Le stanze erano state progettate e fatte realizzare dallo stesso artista in quattro differenti declinazioni tematiche dell’avanguardia sulla base delle funzioni. Una sorta di eclettismo con accenti neoplastici e costruttivisti, che traeva ispirazione dai principi dell’arte meccanica futurista, di cui aveva scritto il manifesto su invito di Filippo Tommaso Marinetti con Vinicio Paladini. Due ambienti sono ancora in loco: la camera da pranzo e la camera da letto (quest’ultima privata del bassorilievo, finito sul mercato antiquario qualche anno fa). La sala per le radioaudizioni fu smontata nel dopoguerra ed è oggi perduta, mentre l’anticamera è stata donata dagli eredi alla Pinacoteca comunale di Macerata, dov’è attualmente conservata.

 

Degrado vs tutela degli interni

Casa Zampini è abbandonata a se stessa da anni. Danneggiata ulteriormente dal sisma del 2016, attende lavori strutturali, mentre gli arredi superstiti sono stati trasferiti in un deposito di sicurezza a cura del Comune. Lo stato dei luoghi è disastroso: la preziosa moquette di lana fatta a pezzi, le carte da parati strappate, le tinte ai muri ormai cadenti, umidità ovunque.

Se le strutture potranno, forse, essere riparate grazie alle provvidenze governative della ricostruzione e a cura della municipalità, non altrettanto potrà essere, secondo legge, per il mobilio e per le finiture interne. È evidente che tali oggetti e superfici – già oggetto di dichiarazione d’interesse ai sensi del Codice dei Beni culturalimeritino un attentissimo intervento, che parta dallo studio dei materiali, dalla verifica delle stratigrafie, dalla natura delle finiture, con un approccio rigoroso che conduca a un restauro filologicamente corretto. E ciò anche per gli impianti ancora in situ e per gli ambienti accessori dell’abitazione: dalle cucine ai bagni, all’impianto di riscaldamento con i monumentali radiatori in ghisa e la caldaia a legna, coevi dell’intervento di Pannaggi e in gran parte ancora conservati.

Come si fece per la biblioteca di Viipuri di Alvar Aalto, oltre che di finanziatori, c’è bisogno di una mobilitazione d’intelligenze, di tecnici e studiosi che curino il delicato intervento. E, a lavori terminati, forse, ci sarebbe anche da pensare alla ricollocazione, nel suo luogo d’origine, dell’anticamera; così come a una ricostruzione, almeno nei tratti volumetrici essenziali, della sorprendente sala per le radioaudizioni. Casa Zampini è a buon titolo da considerare la Cappella Sistina del Futurismo.

 

Autore

  • Luca Maria Cristini

    Architetto libero professionista e pubblicista, si occupa di restauro di edifici storici, di riqualificazione urbana e di allestimento d’interni. Dai tempi dell’università coltiva la passione per la storia dell’architettura. Nel novembre 2005 ha ottenuto la menzione d’onore al XXIII Premio Salimbeni con il volume “Ireneo Aleandri 1795-1885. L’architettura del Purismo nello Stato Pontificio”. Nel 2007 è stato insignito del Premio Rotondi per i salvatori dell’Arte e nel 2008 il presidente della Provincia di Macerata gli ha conferito il Premio CreativaMente. Dal 2007 è docente all’Istituto di Restauro delle Marche e dal 2009 al 2017 è stato direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche.

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