La scuola primaria Bambini del Vajont di Costantino Dardi (© Fondo Costantino Dardi, ordinamento scientifico a cura dell'Archivio Progetti Università Iuav di Venezia/MAXXI Roma)

Longarone: il PNRR spazzerà via la scuola di Costantino Dardi

Longarone: il PNRR spazzerà via la scuola di Costantino Dardi

Simbolo della ricostruzione, la primaria “Bambini del Vajont” lascerà spazio a una delle 212 nuove scuole previste dal concorso “Futura”

 

Published 7 settembre 2022 – © riproduzione riservata

LONGARONE (BELLUNO). La scuola primaria “Bambini del Vajont”, progettata nel 1964 da Costantino Dardi (1936-1991), è a rischio. L’edificio, ancora in uso, è tra le aree oggetto del concorso di progettazione in due gradi “Futura”, bandito a luglio e scaduto in prima fase il 25 agosto.

Il bando, dallo slogan “La scuola per l’Italia di domani”, prevede interventi di demolizione con ricostruzione in situ o con delocalizzazione per la realizzazione entro il 2026 di 212 nuove scuole, innovative e sostenibili, che saranno finanziate con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Nella scheda tecnica di progetto per la scuola di Longarone allegata alla documentazione, si legge che «La volontà dell’Amministrazione comunale è quella di demolire i blocchi costituenti la scuola e la direzione didattica» considerati «vetusti» e proponendo la scelta “vincente” di demolire per «Recuperare questa parte del territorio a verde pubblico, creando un nuovo parco urbano dotato di alberature dove i cittadini possano sostare nel verde”. A completare il programma vi sarà anche la demolizione della scuola secondaria di I grado progettata nel 1966 da Gianni Avon (1922-2006) e Francesco Tentori (1931-2009), sul cui sedime sarà realizzato il nuovo polo scolastico.

Questa campagna di sensibilizzazione, partita da un gruppo di cittadini bellunesi e diffusasi sul web anche grazie al supporto dell’Università Iuav di Venezia – Archivio progetti, sostiene la valorizzazione di un’architettura moderna che Docomomo Italia si è impegnata a inserire tra le architetture a rischio nell’apposita sezione“SOS ’900”.

Dardi si formò allo IUAV diretto da Giuseppe Samonà (1898-1983) frequentando i suoi corsi, divenendone assistente volontario nel 1961 e laureandosi con lui nel 1962 con una tesi su un edificio scolastico elaborata con Daria Ripa di Meana. In quanto allievo di Samonà, sotto la sua guida collaborò – con Valeriano Pastor – al gruppo di lavoro formato da questi insieme a Leonardo Benevolo, all’economista Beniamino Andretta e al sociologo Alessandro Pizzorno per la redazione del Piano regolatore generale di Longarone e Castellavazzo, a pochi mesi dal disastro del Vajont del 1963. L’esperienza permetterà di mettere a punto alcuni princìpi architettonici che comporranno la visione urbana d’insieme.

È il caso della scuola primaria, progettata anche in questo caso in collaborazione con Ripa di Meana e costruita in tempi rapidi (1964-66), che rappresenta il primo intervento di ricostruzione e, collocata nella fascia destinata agli edifici pubblici, “costituirà la cerniera tra quanto resta del vecchio paese e la zona di nuovo intervento” (R. Pedio, in “L’architettura cronache e storia”, ottobre 1966). L’edificio “si sviluppa in dodici aule, organizzate in nuclei distinti a seconda del ciclo pedagogico, tutte distribuite al piano terreno onde facilitare gli scambi e la compenetrazione tra interno ed esterno, tra le aule e il verde a prato e giardino. La struttura è in cemento armato, gettato in opera: le superfici esterne sono in calcestruzzo a vista ed evidenziano l’importanza dell’uso di un idoneo legname per la carpenteria di cassatura. Un adeguato inserimento della scuola nell’ambiente montano circostante è stato il principio informatore alla base del progetto architettonico” (G. Morabito, in “L’industria italiana del cemento”, marzo 1969).

Se è vero che l’opera necessita d’importanti interventi di manutenzione, tali da dover essere adeguata alle esigenze contemporanee, tuttavia tanti sono i valori in essa contenuti e che spaziano, tra gli altri, dal principio insediativo adottato al rapporto con il contesto, dalla chiarezza strutturale e insieme compositiva al rapporto innovativo tra interno ed esterno. Su questi ultimi varrebbe la pena soffermarsi e riflettere proponendo una tutela attiva da poter estendere anche ad altri casi a rischio.

 

Autore

  • Laura Pujia

    Nata a Lamezia Terme nel 1982, architetta PhD e Doctor Europaeus in Architettura (Università Iuav di Venezia 2015), è attualmente ricercatrice in Composizione architettonica e urbana presso il DADU dell’Università di Sassari. Ha specializzato i suoi studi post-lauream a Roma Tre dove si è laureata con lode. Dal 2007 svolge ricerca e didattica in varie scuole di architettura italiane ed estere e in gruppi di ricerca internazionali. La sua attività scientifica è incentrata sul progetto di architettura per il patrimonio e il paesaggio culturale, sui luoghi dell’archeologia e della memoria, sugli spazi museali, sull’architettura pubblica e i maestri del Moderno, sulle forme della città contemporanea e le culture dell’abitare, sui luoghi e gli spazi dell’apprendimento. Svolge attività editoriale per varie collane e riviste di architettura ed è socia di DO.CO.MO.MO Italia

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