Premi IN/Architettura Campania, la vitalità delle aree interne
Per il presidente della sezione Campania il bilancio è complessivamente positivo, anche se non soddisfacente rispetto alla dimensione dei territori e delle città
Anche per la Campania, la candidatura di 115 opere di architettura realizzate negli ultimi cinque anni rappresenta un risultato complessivamente positivo, anche se non soddisfacente rispetto alla dimensione dei territori e delle città campani nel periodo considerato. Così come in passato, i premi sono articolati in diverse categorie. Nell’edizione di quest’anno la categoria delle nuove costruzioni è stata suddivisa in due ambiti dimensionalmente differenti: le opere con un costo maggiore di 5 milioni e quelle con un costo minore, con un risultato positivamente inaspettato se riferito all’insieme delle candidature. Tra le prime, il riconoscimento assegnato al centro commerciale “Le Cotoniere” a Salerno, di Studioelt, dimostra una significativa capacità progettuale e imprenditoriale che potrebbe fare molto di più, anche da queste parti, se le condizioni fossero diverse. A questa si aggiunge, sempre per le grandi opere, l’insolita presenza di un’importante architettura pubblica come l’Ospedale del Mare a Napoli, di Ian+, che ha avuto una menzione e, per la categoria di opere di costo inferiore, un’altra opera pubblica con l’ampliamento del cimitero di Pianura (Napoli), di Guendalina Salimei, cui è stato assegnato il primo premio.
La nota dolente è rappresentata dai giovani progettisti. Qui il segnale della crisi è più evidente, per numero e qualità delle candidature, a meno degli interventi di architettura d’interni che conservano, in qualche modo, un carattere di qualità e di ricerca promettente, ma evidentemente non sufficiente per invertire questa tendenza. All’Interno CF_17 a Napoli, di Nicola Liguori, è stato assegnato il primo premio per un intervento di interni, in quello che era in origine un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
La vera novità che invece emerge dai premi della Campania, confermando una tendenza già presente nelle edizioni precedenti, è una consolidata vitalità delle aree interne, rispetto alle aree costiere maggiormente urbanizzate. Che ritroviamo sia nella categoria della riqualificazione edilizia con l’intervento dell’azienda agricola Carmasciando, realizzato in Alta Irpinia da Marasma Studio, sia nella categoria (per la prima volta con questa edizione) dedicata agli interventi di rigenerazione urbana con il premio assegnato al Borgo biologico di Cairano (Avellino; immagine di copertina), di Verderosa Studio, approccio virtuoso di rigenerazione urbana delle aree interne, realizzato sempre in Irpinia in uno dei centri del cratere del terremoto del 1980. Un modo diverso e certamente più equilibrato di affrontare oggi il tema delicato della ricostruzione post sismica.
È stato inoltre riconosciuto un premio alla memoria all’opera di Fabrizio Carola(1931-2019), architetto poliedrico nell’ambiente napoletano del Novecento, con un’attitudine progettuale da homo faber rinascimentale che, in perfetta sintonia con lo spirito dell’IN/Arch, amava “fare architettura” e l’ha fatta con talento e passione, soprattutto in Africa, lasciando una traccia innovativa e duratura nel capitolo delle tecniche costruttive tradizionali. Il premio Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica è stato invece assegnato alla testata giornalistica «la Repubblica Napoli», per la capacità costante nell’affrontare e diffondere presso un pubblico vasto i temi dell’architettura e dell’urbanistica di Napoli e della Campania, legandoli alle più generali vicende politiche, sociali ed economiche del territorio. Per la carriera è stato infine riconosciuto il premio a Massimo Pica Ciamarra, per il prezioso contributo di ricerca e sperimentazione di livello internazionale sviluppato negli anni e rappresentato dalle numerose opere di architettura realizzate finora: un intellettuale-architetto che ha scelto sempre la contemporaneità, più che la modernità, cogliendone le espressioni meno convenzionali, le linee progettuali più sperimentali e che non ama essere considerato un maestro, ma che seduce ancora le giovani generazioni con la sua meditata predicazione eretica.
Per la Campania, i premi IN/Architettura 2020 rappresentano la terza edizione consecutiva dei premi IN/Arch, che segue quelle del 2010 e del 2015. Un arco di tempo di circa 15 anni (partendo dal 2005), che ci può consentire di fare un bilancio, una valutazione critica sufficientemente esaustiva sullo stato dell’architettura contemporanea nella regione. Parliamo di circa 300 opere realizzate: un patrimonio da proteggere e valorizzare che conferma, anche se in misura troppo limitata, una vitalità progettuale che racconta storie linguisticamente variegate, linee di ricerca a volte inedite che tentano faticosamente di emergere e per le quali non è facile tracciare una sintesi critica che possa presentare matrici comuni di scuola o di movimento. Tale è la variabilità espressiva che, tuttavia, pone questioni, sollecita riflessioni, presenta soluzioni sull’abitare o, ad esempio, su come intervenire nelle aree interne o su cosa s’intende oggi, attraverso interventi concreti, quando si discute di rigenerazione urbana. Questi numeri evidentemente non ci rassicurano, perché confermano in ogni caso una condizione ancora estremamente marginale dell’architettura contemporanea nei processi di trasformazione dei luoghi, ma restituiscono valore e significato collettivo ai premi che l’IN/Arch ha portato avanti in questi anni in Campania e in tutto il Paese.
A conclusione di questa avvincente edizione, che ha attraversato in pochi mesi tutta l’Italia, siamo pronti per definire un rapporto sullo stato dell’architettura contemporanea in Italia. Non solo per il significativo riscontro di opere candidate contemporaneamente in tutti i territori regionali, ma soprattutto perché l’esperienza drammatica della pandemia, nella quale ancora ci troviamo, ci sollecita costantemente ad una più generale riflessione, ad un ripensamento su quello che prima era il mondo e di come potrà essere quando ritorneremo a una vita normale. E siccome le riflessioni stanno riguardando la condizione delle città e la loro articolazione spaziale, fino a stabilire come saranno gli spazi futuri dell’abitare, sarà possibile, in questa discussione, che anche l’architettura riacquisti un ruolo non più marginale? I premi IN/Architettura 2020 potranno rappresentare, da questo punto di vista, un ottimo punto di partenza.

Architetto napoletano (1961), si occupa di progettazione architettonica e urbanistica. Professore a contratto di Progettazione Architettonica dal 2007 al 2011 presso l’Università di Napoli e l’Università della Campania, nel 2011 fonda Caide Studio architetti associati, con cui svolge attività professionale nei campi dell’architettura e dell’urbanistica. Dal 2015 è presidente di In/Arch Campania