Cinema Troisi a Roma: ricomincio da tre
Recupero filologico e adeguamento d’uso solo per una parte del complesso ex Gil a Trastevere di Luigi Moretti. Senza un progetto unitario si perde l’integrità dell’opera
Published 16 novembre 2021 – © riproduzione riservata
ROMA. La riapertura del cinema Troisi, che si trova all’interno del complesso ex Gil di Trastevere (1933-37), ci offre l’occasione per riflettere sul significato del progetto di restauro e riuso dell’opera di un maestro del Novecento della statura di Luigi Moretti, a cui recentemente è stato dedicato dall’Ordine degli architetti di Roma un corposo numero di “AR Magazine”, corredato da eccezionali materiali documentari inediti.
Una storia tormentata
Il cinema ha una storia tormentata: dopo il passaggio, nel dopoguerra, alla gestione del Comune, nel 1997 viene rilevato prima dal gruppo Cecchi Gori e poi dal gruppo Ferrero. Nel 2015 torna a Roma Capitale che lo assegna, attraverso il bando Beni comuni, all’Associazione Piccolo America. Nei diversi passaggi di gestione la sala, in origine teatro, e gli ambienti annessi sono stati pesantemente manomessi. La sala è stata mutilata del braccio laterale e asimmetrico della galleria, controsoffittata, privata del graffito di Capizzano, dotata di nuovi impianti.
Il nuovo progetto degli architetti Raffaella Moscaggiuri e Claudia Tombini, in costante collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma, si colloca sulla traiettoria indicata dall’esemplare lavoro appena concluso a Berlino da David Chipperfield sulla Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van der Rohe e ben sintetizzato nello slogan “As much Mies as possible”: un lavoro che si configura come un’operazione chirurgica e che ha come obiettivo primario la cura e la protezione dell’opera.
Il progetto originario come riferimento
Le progettiste, alla ricerca puntigliosa di un punto di equilibrio tra conservazione del patrimonio e suo possibile riuso, assumono come riferimento il progetto originario che mostra la genialità di Moretti nel modo di configurare e disporre gli spazi, nella precisione nell’apparecchiare i materiali, nell’uso moderno di alcune tecniche di lavorazione, nell’accuratezza formale dei particolari e dei dettagli.
Muovendo dalla paziente ricerca sulla ricca documentazione di archivio e basandosi su meticolosi sondaggi sulla materia dell’opera, il progetto di recupero/restauro ha cercato di restituire al cinema i suoi caratteri originali, in relazione sia alla spazialità e alla concatenazione degli ambienti, sia alla cura dei lacerti originali riemersi una volta rimosse le aggiunte. Così è stata riscoperta la scala esterna d’ingresso in masselli di travertino sotto un rivestimento in porfido rosso, e sono tornate alla luce le lastre quadrate di bardiglio che pavimentavano alcuni ambienti interni. Questa cura scrupolosa ha fatto riemergere anche alcuni elementi finora sconosciuti, come i rilievi in stucco sui fianchi delle travi che sostengono la porzione non demolita della galleria.
Ma il progetto non si è sottratto al ripristino di parti perdute, come la grande vetrata della terrazza che affaccia sul cortile interno dell’edificio, e all’inserimento di nuovi elementi che s’ispirano, in termini compositivi, al progetto originale, come nel caso dei nuovi arredi progettati ad hoc. In definitiva, l’intervento dimostra che il progetto di restauro, se si fa consapevolmente carico di conservare la natura dell’opera, può fare fronte agli aggiornamenti funzionali e tecnici, senza che ciò significhi rinunciare alla valorizzazione dell’architettura, intesa come messa in luce dei suoi caratteri distintivi e irripetibili. Eccezionali nel caso di Moretti.
Tra Regione Lazio e Roma Capitale, un’integrità messa a repentaglio
Ma il cinema è solo una porzione dell’edificio che, proprio per il fatto di essere diviso in tre parti – le altre sono assegnate alla Regione Lazio e a Roma Capitale – ha subito la menomazione più grave, ossia l’azzeramento di quel sistema di spazi concatenati che Moretti aveva congegnato. In assenza di un progetto unitario, nel tempo l’edificio ha subito ripetuti interventi, episodici e slegati tra loro, spesso molto costosi e insoddisfacenti.
Nella parte gestita dalla Regione, ribattezzata WeGil, si è rinunciato al ripristino dell’eccezionale vetrata angolare, mantenendo la tamponatura posticcia nella parte bassa e conservando il montante d’angolo, assente nella soluzione originaria a vetri curvi, mentre lo splendido ambiente della “galleria d’onore” risulta ingombro di allestimenti ordinari, inadeguati al luogo. Qui è stato installato un sistema d’illuminazione che nulla ha a che vedere con l’attento studio illuminotecnico di Moretti.
Attualmente è attivo l’ennesimo cantiere, che segue l’ennesimo progetto per la “rifunzionalizzazione” delle palestre sovrapposte, la geniale invenzione di Moretti per dotare la struttura di spazi per le attività ginniche all’aperto. Questo modo di procedere, con la moltiplicazione di progetti, mette continuamente a repentaglio l’integrità e la natura stessa dell’edificio. Ma come aspettarsi di meglio, se sulla scheda del sito Art Bonus dedicata all’opera, sono annunciati ben due nuovi progetti per “Messa in sicurezza” e “Rifunzionalizzazione” e si legge, al campo “Informazioni sulla fruizione”: “L’edificio non è attualmente visitabile o fruibile. Fino a qualche anno fa veniva utilizzato per eventi e manifestazioni” (aggiornata il 3 giugno 2021!).
Immagine di copertina: © Flavia Rossi
La riapertura del Troisi, il ruolo dell’Associazione Piccolo America e i costi
Il cinema Troisi è stato riaperto grazie all’Associazione Piccolo America, nata nel 2014 con l’occupazione del cinema America, sala storica di Trastevere progettata da Angelo Di Castro che rischiava la demolizione. Da allora l’associazione è molto attiva sulla scena culturale romana attraverso un’instancabile organizzazione di eventi, quali il “Cinema in piazza”. Il cinema, primo esempio a Roma, vuole essere uno spazio aperto alla comunità 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Offre una caffetteria, uno spazio mostre, postazioni di studio liberamente accessibili, oltre alla sala che propone una programmazione variegata anche in orari alternativi. La riapertura è stata resa possibile grazie al sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Lazio con Lazio Innova, della BNL gruppo BNP Paribas, della SIAE e con Otto per mille della Chiesa Valdese, il green partner Iberdrola e il digital sponsor TIM.
Costo dell’intervento: 1.426.942 euro. Finanziatore principale è stato il Ministero mediante il “Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e polifunzionali” (Linea A- Riapertura Sale storiche dismesse), un fondo istituito dal Ministro Dario Franceschini nell’ambito della “Nuova legge Cinema”. L’importo ottenuto dall’associazione mediante tale bando è stato di 1.041.554 euro. La Regione Lazio è stata partner del progetto con un finanziamento di 100.000 euro, ottenuto in seguito alla partecipazione a un concorso pubblico di Lazio Innova (“Creatività 2020”). Grazie a un accordo con la SIAE e con altri enti sulla base di contratti di sponsorizzazione, l’associazione ha reperito ulteriori 100.000 euro. I restanti 185.388 euro sono il frutto di donazioni e contributi offerti da personalità del mondo dello spettacolo e di fondi propri dell’associazione.
Professore associato di Architettura tecnica presso l’Università di Tor Vergata, Roma. La sua attività di ricerca è incentrata sull’evoluzione delle tecniche edilizie con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra architettura e costruzione. In questo ambito approfondisce temi e opere dell’architettura italiana del Novecento e affronta le problematiche relative al restauro e alla conservazione del moderno. È stata tra i fondatori e presidente di DOCOMOMO Italia ed è membro di ArTec, Associazione scientifica per la promozione dei rapporti tra architettura e tecniche dell’edilizia