Stadio Franchi a Firenze: i vincoli in sé non tutelano nulla
Pubblichiamo una lettera in risposta all’analisi del presidente di DOCOMOMO Italia (che controreplica brevemente)
La controreplica di Ugo Carughi
Forse il professor Ventura è troppo pessimista. Certo, i vincoli ministeriali sono privi d’indicazioni e gestiti discrezionalmente; per gli utenti, privati o pubblici, spesso arbitrariamente. E a torto o a ragione, essi ricavano un senso di sfiducia per l’istituzione, che si ritorce sull’opera tutelata in termini di mancata manutenzione o modifiche incongrue. Ma una norma non sempre funzionante non giustifica la deregulation. Intanto, lo stesso vincolo, gestito in modo intelligente da soprintendenti preparati assieme ai progettisti, si è spesso evoluto in strumento di progetto, con ottimi risultati. Certo, sul piano normativo, occorre qualcosa d’intermedio tra la passività del vincolo e l’esecutività del progetto: ad esempio, un Piano di conservazione che detti quelle linee guida auspicate da Ventura. La Pier Luigi Nervi Project Association, ad esempio, assieme alla Sapienza Università di Roma e a Do.Co.Mo.Mo. Italia ne ha formulato uno per lo stadio Flaminio, dello stesso Nervi, d’accordo con il Comune di Roma.

È stato docente ordinario di Urbanistica all’Università di Firenze. Ha fatto parte di numerose commissioni edilizie e urbanistiche, comunali e regionali, in qualità di esperto di tutela del patrimonio. Alcune tra le sue pubblicazioni su tali temi: Paesaggio e ‘sviluppo sostenibile’, in “Il Ponte”, n. 10, ottobre 1994; L’istituzione dell’urbanistica. Gli esordi italiani, Libreria Alfani Editrice, Firenze 1999; Statuto dei Luoghi e pianificazione, Città Studi, Torino 2000; La tutela delle bellezze naturali e del paesaggio, in F. Ventura (a cura di), Beni culturali. Giustificazione della tutela, Città Studi, Torino 2001; Regolazione del territorio e “sostenibilità” dello sviluppo, Libreria Alfani editrice, Firenze 2003.
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