Infrastrutture per il cambiamento

Infrastrutture per il cambiamento

 

Una riflessione introduttiva a una serie di tre seminari promossi da IN/Arch e ANCE con Federbeton

 

Le infrastrutture come investimenti, in primo luogo pubblici (ma non solo), sono indispensabili per il cambiamento. Il cambiamento è un termine abusato, ma ha la forza di evocare che la realtà è mutata radicalmente e sta cambiando velocemente verso nuovi e incerti scenari di cui si percepiscono le ombre e i rischi. Questo mutamento, che attraversa gli equilibri politici, sociali, economici e ambientali, esprime una forte domanda di politiche infrastrutturali. Il cambiamento è in atto e si materializza a scale diverse, va oltre la dimensione locale nazionale, per assumere senso e prospettiva nei nuovi scenari geopolitici in cui l’Europa è coinvolta a livello globale. Parlare d’infrastrutture per il cambiamento significa parlare di futuro. Il tema va affrontato su piani diversi, ma tutti interrelati fra loro.

 

Ambiente

La questione ambientale, il cambiamento climatico, il dissesto idrogeologico, l’inquinamento dei suoli e delle acque richiedono infrastrutture appropriate, opere di manutenzione del territorio e nuove opere per abbattere le emissioni di gas serra trasferendo il traffico merci dalla gomma, alle reti ferroviarie e alle rotte marittime; opere di adeguamento delle città, dei territori, tecnologie per ridurre i consumi energetici e infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile; opere di bonifica, di risanamento ambientale, di riforestazione. Grandi opere, ma anche una pluralità di opere minori diffuse sul territorio.

La questione ambientale introduce nella progettazione e nella realizzazione delle opere infrastrutturali nuove responsabilità e nuove richieste. Le infrastrutture dovranno farsi carico del loro impatto sul cambiamento climatico. In che modo le infrastrutture possono contribuire alle politiche di mitigazione e adattamento? Come reti che attraversano i territori e avvolgono la superficie del pianeta, in che misura possono trasformarsi in infrastrutture ambientali che realizzano servizi ecosistemici per la tenuta e l’equilibrio dell’ambiente?

 

Sviluppo

Le infrastrutture sostengono lo sviluppo, la crescita, l’occupazione. È indispensabile che gli investimenti si leghino alle politiche industriali e agricole, che affrontino il tema dello squilibrio infrastrutturale del Mezzogiorno. Infrastrutture a supporto delle aree industriali, di quelle in crisi già radicate sul territorio e di quelle di nuova formazione legate all’innovazione e alla promozione di Zone economiche speciali (ZES). Siamo entrati da tempo in una dimensione in cui le reti del trasporto e della comunicazione fanno parte del sistema della produzione e del valore. La logistica con le sue infrastrutture materiali e digitali, i suoi servizi, gioca oggi un ruolo dominante che va compreso fino in fondo e riportato all’interno di una strategia di governo in cui produzione, distribuzione, consumi ed efficienza si integrano alle politiche urbane e territoriali.

 

Connettività

Lo sviluppo è legato alla connettività, all’efficienza delle filiere che legano i centri di produzione a quelli del consumo. Abbiamo bisogno di una realtà interconnessa da reti telematiche e reti infrastrutturali, di una connettività intermodale legata alla logistica del trasporto merci e delle persone. Anche qui esiste una dimensione macro, quella della rete globale oggi sempre più influenzata dalla politica di espansine dell’Asia e in particolare della Cina (le tante vie della seta), e delle reti europee e mediterranee, queste ultime fortemente interrelate alle realtà del Medioriente e dell’Africa. E una dimensione locale nazionale, dei territori fragili, delle aree interne che vanno consolidate, sostenute, per il loro valore sociale, culturale e ambientale. Quest’ultimo aspetto va sottolineato con forza: i territori interni nella loro emarginazione dallo sviluppo sono sempre più depositi di biodiversità, riserve naturali che mettono a disposizione della collettività indispensabili servizi ecologici (dall’immagazzinamento del carbonio alla produzione di ossigeno).

In Italia abbiamo bisogno di grandi opere (come la Tav, la connessione ferroviaria Napoli-Bari, il terzo valico, l’ammodernamento ferroviario del Brennero…), ma anche d’interventi sulle reti minori e locali. Nuove infrastrutture, ma anche opere di manutenzione e modernizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente. Infrastrutture per sostenere lo sviluppo, lo scambio commerciale, per la mobilità delle merci e delle persone, per rendere accessibile il territorio. Infrastrutture e coesione territoriale saranno al centro della programmazione dei fondi strutturali 2021-27.

 

Qualità del territorio

Le infrastrutture, come ci ha insegnato Bruno Zevi, fanno parte del progetto di architettura, costruiscono il paesaggio e danno qualità e forma al territorio. Per questo è necessario un patto tra politica, impresa, progettisti, ed è per questo che l’IN/Arch fa proprio il tema delle infrastrutture.

 

Immagine di copertina: Porto di Castellammare di Stabia (Napoli) – Fonte: AdSP Tirreno Centrale

Flussi e luoghi. Infrastrutture, innovazione e sviluppo
Iniziative promosse da IN/Arch e ANCE con Federbeton: 3 seminari aperti al pubblico su 3 aree tematiche

1. Grandi infrastrutture e sviluppo del Paese (27 novembre 2019)
L’Italia esprime una grande domanda d’infrastrutture per competere, per restare legata all’Europa e ai mercati globali. Le infrastrutture sostengono lo sviluppo, la crescita, l’occupazione. È indispensabile che gli investimenti si leghino alle politiche industriali e agricole, che affrontino il tema dello squilibrio infrastrutturale del Mezzogiorno. Infrastrutture a supporto delle aree industriali, di quelle in crisi già radicate sul territorio e di quelle di nuova formazione legate all’innovazione e alla promozione di Zone economiche speciali (ZES).

2. Infrastrutture per l’Italia delle cento città – Infrastrutture, territori fragili, equilibrio ambientale e paesaggio (febbraio 2020)
L’Italia è il paese delle 100 città in cui anche il sistema produttivo non è concentrato solo nelle grandi aree metropolitane. Questa struttura insediativa necessita di maggiore accessibilità e migliore connettività. Ciò significa investire e sviluppare anche le reti infrastrutturali minori, manutenere e modernizzare le infrastrutture esistenti. Tutto ciò con una forte attenzione ai luoghi, ai territori, alle aree interne che esigono difesa idrogeologica, sicurezza, attenzione ai valori paesaggistici del territorio. Le infrastrutture dovranno inserirsi in un mondo fragile, dovranno renderlo non solo più competitivo e interconnesso, ma anche più resistente e sicuro. Sono i temi della mitigazione, dell’adattamento, delle compatibilità paesaggistiche; questioni trasversali che riguardano il cambiamento socio-economico e quello climatico. È rispetto a questo duplice scenario che vanno valutate le politiche infrastrutturali.

3. Infrastrutture per le città – Sviluppo di modelli innovativi per la mobilità urbana (marzo 2020)
L’Europa è, innanzitutto, l’Europa delle città. È proprio attorno al cambiamento delle città, e del modo in cui esse sono collegate, che si sta ridefinendo l’identità e il futuro sia del Paese, che dell’Unione Europea. La trasformazione delle aree urbane e metropolitane riflette, infatti, l’evoluzione di una società che non si articola più seguendo modelli di organizzazione del lavoro predefiniti e prevedibili, ma si muove verso schemi produttivi sempre più fluidi e flessibili. Questo implica, fra l’altro, che le città non hanno più un’unica “vocazione” produttiva – per esempio, “città della finanza”, “dell’industria dell’auto”, o “di turismo” – ma molte vocazioni che tendono a sovrapporsi e a coesistere. Allo stesso modo, all’interno di una stessa città, le diverse aree perdono, grazie all’evoluzione della mobilità, la loro connotazione distintiva e si organizzano con modelli residenziali e commerciali sempre più ibridi e variegati. Il cambiamento della mobilità che sta rendendo le nostre città sempre più “smart” sarà, quindi, il motore della crescita per la nostra economia, anche perché i principali investimenti che l’Italia effettuerà nei prossimi anni sono legati soprattutto alle infrastrutture di trasporto. Questi processi di trasformazione e scelte d’investimento devono coniugare efficienza e qualità, senza trascurare l’aspetto della sostenibilità.

Le tesi elaborate nel corso dei tre seminari saranno discusse in un convegno in programma per aprile 2020 alla presenza delle Istituzioni.

Autore

  • Rosario Pavia

    Ha insegnato Urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Pescara e ha diretto la rivista «Piano Progetto Città». È stato consulente del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e visiting professor presso la Harvard Graduate School of Design. Tra le sue pubblicazioni: L’idea di città. Teorie urbanistiche della città tradizionale (1994), Babele. La città della dispersione (2002), Le paure dell’urbanistica. Disagio e incertezza nel progetto della città contemporanea (2005), Il passo della città. Temi per la metropoli futura (2015), Tra suolo e clima. La terra come infrastruttura ambientale (2019), Bruno Zevi uomo di periferia (2022)