9×100=‘900
Anteprima della mostra itinerante a cura delle sezioni Basilicata e Puglia di Do.Co.Mo.Mo. Italia che presenta una selezione di 100 opere caratterizzanti il percorso della modernità
MATERA. Dal 15 al 23 novembre è in programma la mostra itinerante “9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia”, organizzata dalle sezioni Basilicata e Puglia di Do.co.mo.mo Italia e allestita nella galleria urbana del Cinema teatro Duni (1949), opera dell’architetto materano Ettore Stella in discreto stato di conservazione, attualmente inutilizzato. A introduzione della rassegna, un convegno internazionale di studi sulle architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia, il 15-16 novembre presso la sala congressi della Camera di commercio (1935), opera dell’architetto Ernesto la Padula e dell’ingegnere Vincenzo Corazza.
L’iniziativa è organizzata dalle sezioni territoriali Do.co.mo.mo Italia, realtà radicate in un territorio antico, reso moderno dall’assimilazione di opere architettoniche del ‘900 che ne hanno interpretato in modo originale le caratteristiche identitarie. La mostra è il risultato di un’attività di schedatura del patrimonio regionale del ‘900, intesa come uno strumento aperto e implementabile, con cui ci si propone di conoscere e mettere in rete 100 architetture moderne di qualità riconosciuta. I valori di queste opere nel territorio appulo-lucano, spesso riscontrabili in aspetti analoghi di altre architetture costruite in luoghi, tempi e circostanze differenti, ne escono potenziati rispetto a quelli individuabili attraverso l’autonoma considerazione delle singole opere. Esse sono state selezionate su 151 da un comitato scientifico internazionale di cui fanno parte tra gli altri William J. Curtis, Federico Bucci, Franco Purini e Amerigo Restucci.
Nei primi anni ’60, Italo Calvino scrive I nostri antenati, titolo che rispecchia la tesi della mostra mirata a sottolineare che l’identità dell’architettura delle nostre regioni meridionali non può fare a meno dell’eredità culturale degli antenati moderni su cui si basa lo sviluppo della città contemporanea, i cosiddetti «monumenti moderni». L’avvento dell’industrializzazione nel settore delle costruzioni ha trasformato il concetto vitruviano di ars costruendi. Innovazioni costruttive, tipologiche, funzionali e formali caratterizzano la produzione architettonica del ‘900. Ludovico Quaroni, in Progettare un edificio. Otto lezioni di architettura, afferma che in tale processo di trasformazione «non c’è stato edificio che abbia mantenuto, a rivoluzione compiuta, il tipo o i tipi, il modello o i modelli che esistevano prima».
La mostra “9×100=‘900” attraversa le storie sociali, politiche ed economiche del XX secolo del territorio e si articola in percorsi tematici, non cronologici, che collegano l’originalità delle opere delle due regioni al dibattito culturale nazionale. L’idea olivettiana di un’opera di architettura, intesa come espressione della comunità che l’ha generata, costituisce la chiave di lettura per un percorso sviluppato lungo un secolo attraverso regioni riunite in una continuità fisica e culturale narrata tramite le 100 architetture in mostra. Esse uniscono realismo e visione, pragmatismo e sperimentazione, capacità di confrontarsi con la tradizione ma anche una forte spinta verso il futuro del ‘900 nel Sud Italia. Queste caratteristiche originali dell’approccio progettuale italiano ad un’«altra modernità», sono esempi preziosi di un patrimonio moderno rispetto a cui abbiamo la responsabilità culturale e sociale della conservazione senza disperdere l’unicità dell’immagine e della visione di una nuova comunità sognata e solo in parte realizzata.
I titoli dei 9 (6+3) itinerari tematici (Infrastrutture e industria, Abitare la campagna, Architetture per la comunità, Insegnare all’italiana, Residenza moderna dentro e fuori le mura, Moderno Sensus Fidei, oltre a Tutela del Moderno, Moderno restaurato, ARCH(XX): un percorso al femminile) sono i primi strumenti di comunicazione, ispirati alla modernizzazione dell’Italia nell’inizio secolo, al periodo del regime fascista fra le due guerre, alla ripresa produttiva degli anni ’50 e ’60, all’evoluzione della società e dell’economia fino al 2000, e segnano la partenza per un percorso collettivo da ciò che eravamo a ciò che siamo.
Occuparsi dell’architettura del ‘900, è come frugare fra le foto di famiglia alla ricerca d’immagini di parenti e della nostra gioventù. I vincoli statali e le leggi regionali sulla qualità dell’architettura proteggono l’esistenza del patrimonio moderno, invitano alla conoscenza e alla tutela dell’architettura del ‘900. Qual è oggi la consapevolezza sociale e culturale del valore dell’architettura moderna nell’uso quotidiano e nell’ambito del processo di restauro del moderno? Tesi strategica della mostra è che i progettisti contemporanei siano «interni» alla storia della modernità, che il processo aperto della «progettualità moderna» sia ancora in corso. L’era della modernità ci appare come una storia in continua trasformazione, una condizione presente caratterizzata da una potenziale «rivoluzione spirituale permanente». Ne facciamo ancora parte?
“9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia”
A cura di Do.co.mo.mo Italia, sezioni Basilicata e Puglia
Matera, Cinema teatro Duni
Dal 15 al 23 novembre
Catalogo a cura di Mauro Sàito e Antonello Pagliuca (Gangemi Editore)

Studia alla T.U. di Berlino (1972-3), si laurea nel 1976 a Roma nella Facoltà di Architettura. Svolge attività di ricerca e didattica presso la Facoltà di Architettura di Roma (1977), la Facoltà di Ingegneria di Potenza (1987-90), la Facoltà di Architettura (1994-99) e la Facoltà di Ingegneria (2008-13) del Politecnico di Bari. Tiene seminari e conferenze in Italia e all’estero. A partire dal 1977 (dal 2004 a Bari) inizia l’attività professionale a Matera impegnandosi in una personale rilettura della trasformazione olivettiana del territorio e dei Sassi in moderna città-laboratorio. Nel settore del restauro del moderno è autore del restauro della Chiesa della Martella di Ludovico Quaroni a Matera (1989-92) e del Palazzo del Mezzogiorno di Pietro Maria Favia nella Fiera del Levante a Bari (2013-15); sovrintende alla schedatura del patrimonio dell’architettura moderna e contemporanea nel PUG del Comune di Bari (2013-14), dal 2015 è presidente regionale DOCOMOMO per la Basilicata-Puglia.
Vince vari concorsi nazionali e internazionali. Fra i vari riconoscimenti riceve nel 2000 il Premio Gubbio–ANCSA, nel 2007 il Premio Teknè-Città di Calimera, nel 2016 il Premio Urbanistica. Espone in mostre e manifestazioni nazionali e internazionali: Biennale di Architettura di Venezia (1996); RUN/INU di Venezia (1994 e 1999); Nuova architettura italiana di Graz (2002); Mostra personale alla Galleria AAM Milano (2003); Mostra 9 autori X 9 paesaggi italiani Bari-Lecce (2009-10); Italy now – Congresso UIA Tokyo (2011), STONE STORIES; Le pietre di Puglia nell’architettura, nel design, nel paesaggio, Milano-Londra-Dubai (2015)