Se lo Stato progetta le opere pubbliche

Se lo Stato progetta le opere pubbliche

 

Il segretario generale di IN/Arch commenta l’ipotesi di istituire una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche, secondo quanto previsto dal Disegno di legge di bilancio 2019

 

L’Istituto Nazionale di Architettura ha, negli anni, ragionato in molte occasioni su come perseguire e migliorare la qualità della progettazione delle opere pubbliche nel nostro Paese. Questo è sempre stato un aspetto decisivo del nostro impegno per la qualità delle trasformazioni del territorio, coerentemente con la risoluzione del Consiglio d’Europa del 2001 che invita gli stati membri a «Promuovere la qualità architettonica attraverso politiche esemplari nel settore della costruzione pubblica». Abbiamo sottolineato fino alla nausea la necessità di fare concorsi di progettazione seri, nella convinzione che il confronto tra alternative di progetto rappresenti la via più efficace per avere progetti di qualità per le opere pubbliche. Abbiamo chiesto di stralciare dal Codice degli appalti ogni norma inerente la progettazione per poter finalmente disporre di uno specifico codice della progettazione delle opere pubbliche in grado di regolamentare in modo autonomo un settore così strategico. Ma tutti questi ragionamenti e tutte queste proposte sembrano essere destinate ad esaurirsi nel nulla.

Con la Legge di bilancio 2019 il Governo pensa di “risolvere” alla radice il problema: la progettazione delle opere pubbliche sarà affidata ad una Centrale (pubblica) per la progettazione delle opere pubbliche istituita presso l’Agenzia del Demanio (sic). Una sorta di ITALSTAT 2.0. Si legge nella relazione illustrativa del Disegno di legge giunto alle Camere: «Con l’istituzione di un organismo appositamente dedicato alla progettazione si intende lanciare un messaggio diretto a sollecitare gli investimenti pubblici e, soprattutto, individuare, nel nostro ordinamento giuridico, un organo tecnico dotato di specifiche competenze e di elevata capacità professionale nel settore della progettazione delle opere pubbliche. Gli enti pubblici interessati potranno, pertanto, rivolgersi alla Centrale al fine di delegarle interamente o solo in parte le attività connesse alla progettazione delle opere pubbliche (in tutte le fasi che la contraddistinguono ai sensi dell’art. 23 del codice dei contratti pubblici) ovvero di chiederle un ausilio relativo a determinati aspetti specifici (direzione dei lavori, incarichi di supporto tecnico amministrativo)».

Dunque lo Stato (chissà poi perché tramite l’Agenzia del Demanio) intende diventare il principale progettista di opere pubbliche della nazione. In più, sarà un progettista senza alcun costo per le amministrazioni pubbliche: «Le prestazioni professionali della Centrale – si legge nella relazione – sono prive di oneri diretti di prestazioni professionali a carico degli enti territoriali richiedenti, con la conseguenza che l’attività della Centrale risponde anche a un criterio di economicità per gli stessi enti».

Noi siamo convinti che, nella realizzazione delle opere, il soggetto pubblico abbia alcuni compiti fondamentali di programmazione e controllo. La pubblica amministrazione deve:

saper esprimere una domanda di qualità, presupposto imprescindibile per una corretta trasformazione dei nostri ambienti di vita. È il soggetto pubblico che definisce con chiarezza cosa vuol fare, con quali strumenti, in quali tempi e con quali risorse economiche; è il soggetto pubblico che deve saper interpretare al meglio una domanda sociale di trasformazione, codificarla e tradurla in documenti di programma (programma di progetto o studio di fattibilità) chiari, da porre alla base di qualunque progettazione di opere pubbliche;

saper esercitare rigorose funzioni di controllo dell’intero iter di realizzazione dell’opera pubblica, dalla progettazione al collaudo.

Ma il provvedimento inserito nella legge di bilancio 2019 attribuisce al soggetto pubblico anche il compito della configurazione fisica dell’opera, confondendo, a nostro parere, le figure del committente e del progettista, del controllore e del controllato.

Se, ad esempio, domani un Comune decidesse di progettare un nuovo asilo, sarà quasi impossibile (già oggi è estremamente difficile) riuscire a convincere gli amministratori a ricorrere ad un concorso di progettazione. Per loro si prospetterà una strada molto più sbrigativa e semplice: rivolgersi alla Centrale pubblica per la progettazione del Demanio senza dover spendere neanche un euro. Con buona pace del concorso, del libero mercato e dei principi di concorrenza e, in ultimo, anche dei destini di ingegneri ed architetti liberi professionisti, estromessi quasi del tutto dal mercato della progettazione delle opere pubbliche.

Ma questa, qualcuno dirà, è questione corporativa: se ne dovranno occupare gli Ordini professionali… speriamo.

Autore

  • Francesco Orofino

    Segretario generale IN/Arch, socio fondatore dello studio di progettazione GAP Architetti Associati con il quale svolge la propria attività professionale, in Italia e all’estero, dal 1992. È stato consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma, esperto del Comitato economico e sociale dell’Unione europea, professore a contratto presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, consulente dell'ONG "Progetto Sud" per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo, nel settore della realizzazione di opere civili e della redazione di programmi di cooperazione. Nel 2012 è stato coordinatore generale della mostra "Le quattro stagioni. Le architetture del made in Italy da Adriano Olivetti alla green economy" curata da Luca Zevi e allestita per il Padiglione Italia alla 13. Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia
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