Sergio Dinale: il bando di Catanzaro non proponeva un incarico senza un corrispettivo!
Il fondatore di D:RH Architetti Associati, affidatario nonché unico candidato, ribadisce come la procedura per l’affidamento del PSC prevedesse un rimborso spese di 250.000 euro non soggetti a ribasso. E sottolinea come sia da riformare un sistema esteso che limita di fatto l’accesso ai bandi di pianificazione a pochi studi e alle università, escludendo i piccoli e i giovani
Il polverone sollevato dal bando di concorso per la redazione del Piano Strutturale Comunale del Comune di Catanzaro, che ha visto l’unica offerta proveniente dallo studio D:RH Architetti Associati con la cagliaritana Criteria e generato le reazioni, anche legali, degli Ordini professionali del capoluogo calabrese, ci ha portato a porre alcune domande direttamente a Sergio Dinale, fondatore insieme a Paola Rigonat Hugues dello studio con sede a Mestre e Como. Lo studio ha redatto gli strumenti urbanistici delle città di Olbia e Arzachena, in Sardegna. Ha lavorato all’estero (incarico per la messa a punto di un programma di riqualificazione del Quartiere d’affari della Défense a Parigi da parte dell’Etablissement Public pour l’Amenagement de la Région de la Défense, 2007, invito dell’amministrazione di Voronezh per definire le linee di sviluppo della città russa e dal 2015 attivo in Oman per la progettazione di città di nuova fondazione) e in Italia (incarico dalla Provincia di Treviso per il progetto di sistemazione urbanistica, paesaggistica e ambientale dei territori lungo il fiume Piave, 2011).
Architetto Dinale, perché il suo studio ha partecipato al bando per la redazione del PSC del Comune di Catanzaro, previsto a titolo gratuito per quanto riguarda il compenso dell’incarico professionale?
Perché il bando non proponeva un incarico senza un corrispettivo ma prevedeva un rimborso spese di 250.000 euro non soggetti a ribasso. A tal proposito, rimarcherei che quest’aspetto non è stato evidenziato a sufficienza da parte dei soggetti intervenuti nel dibattito. L’applicazione del decreto parametri (tariffario) al caso di Catanzaro restituisce una parcella del valore variabile, in funzione delle voci di tariffario, tra 280.000 e 414.000 euro, di cui il 10% quale rimborso spese. Se applichiamo a questa cifra un ribasso pari al 30-35% (corrispondente al valore medio registrato nelle procedure di gara), si arriva a un valore paragonabile all’importo riconosciuto dal Comune di Catanzaro come rimborso spese. Inoltre vorrei sottolineare come alcuni bandi prevedano requisiti per partecipare molto penalizzanti. Ad esempio il caso del bando per il Piano Regolatore di Trapani: per poter partecipare alla procedura era necessario avere precedentemente redatto un piano per una città con una popolazione pari o superiore a 70.000 abitanti. Ma potrei citare altri casi: Treviso, Olbia, più recentemente Arezzo. Sotto questo punto di vista nella strategia del nostro studio e di quello dei nostri partner (la società Criteria di Cagliari) abbiamo valutato il bando di Catanzaro come un’interessante occasione di crescita professionale. La prassi più o meno consolidata di redazione dei bandi relativi alla pianificazione limita di fatto l’accesso a pochissimi studi professionali e alle università, con scarse possibilità per i giovani o gli studi minori.
Vi aspettavate tante indignate reazioni?
No. Soprattutto perché non si registrano le medesime reazioni quando le stazioni appaltanti applicano il tariffario per valutare l’importo a base di gara in modo non coerente rispetto alle prestazioni oggetto dell’incarico. Ad esempio il caso di Messina, città di 236.000 abitanti, ovvero quasi tre volte Catanzaro, che ha proposto un compenso, comprensivo di spese e soggetto a ribasso, pari a 95.128 euro. Ma anche perché non abbiamo visto alcuna particolare reazione di fronte a forti ribassi proposti in sede di gara da parte di nostri colleghi (in alcuni casi fino a sfiorare il 70%) oppure di fronte a procedure dubbie per le quali abbiamo chiesto l’intervento dell’Ordine professionale e del Consiglio Nazionale degli Architetti senza ottenere alcuna risposta.
A considerazione di quanto successo, lo rifareste? O partecipereste a bandi simili?
Solo se i rimborsi riconosciuti fossero paragonabili al valore reale del servizio messo a gara, come valutabile mediante il tariffario, e se l’incarico risultasse interessante sotto il profilo professionale. Ma è opportuno ricordare che solo il correttivo al Codice dei Contratti (non in vigore al momento dell’uscita del bando di Catanzaro) ha reso obbligatorio il ricorso al Decreto parametri per stabilire l’importo a base di gara, così come vieta l’affidamento d’incarichi a titolo gratuito, pertanto non si può oggi prefigurare un caso analogo. Infine, se tutto ciò favorisse una più profonda riflessione sulle procedure di affidamento degli incarichi pubblici, allora, a maggiore ragione, ne varrebbe la pena.
Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino nel 2001. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino dal 2006, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali e progetti su Carlo Mollino (mostre a Torino nel 2006 e Monaco di Baviera nel 2011 e ricerche per la Camera di Commercio di Torino nel 2008) e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella nona e decima edizione del Premio architetture rivelate. Nel 2014 costituisce lo studio associato Comunicarch con Cristiana Chiorino