Gli “Incontri” della Biennale dello spazio pubblico

Gli “Incontri” della Biennale dello spazio pubblico

A Roma dal 30 maggio all’1 giugno la quinta edizione dell’evento conclusivo di una manifestazione che vuole continuare a crescere

 

ROMA. Dal 30 maggio all’1 giugno il suggestivo scenario dell’ex Mattatoio, negli spazi del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, ospiterà l’evento conclusivo della quinta edizione della Biennale dello spazio pubblico che segna, come si evince dal programma, un altro passo nella crescita di una manifestazione che si è imposta in circa un decennio come riferimento su un argomento particolare, che riguarda e chiama in causa l’architettura e l’urbanistica ma anche altri interessi e discipline.

Il tema ispiratore dell’edizione 2019 della Biennale è “Incontri”. Si legge nella presentazione: «In particolare nelle grandi aree metropolitane, ove già risiede la maggioranza della popolazione mondiale, che sono soggette a grandi e rapide trasformazioni di natura urbanistica e sociale, si diffonde l’individualismo ed è sempre più difficile rintracciare ciò che è riconosciuto come “comune”. Le città sono state i luoghi privilegiati della convivenza tra estranei, luoghi densi, conflittuali ed emancipatori, sistemi complessi, flessibili, adattivi, che non possono costruire lo spazio pubblico in modo incontrovertibile e definitivo. Incontrarsi quindi negli spazi pubblici significa promuovere azioni di costruzione condivisa degli interessi, sviluppare forme di democrazia partecipativa, reti sociali, un rinnovato impegno civico, azioni convergenti della sfera pubblica e della sfera privata che offrano alle differenti identità etniche, culturali, sociali l’opportunità di nutrirsi dello scambio, dell’incontro, in mancanza del quale la propria identità è destinata a sterilizzarsi».

La scelta del tema “Incontri” è stata ispirata, spiega Mario Spadapresidente dell’Associazione Biennale spazio pubblico, anche dal clima sociale e politico influenzato da chi vuole alzare muri di separazione etnica, sociale, religiosa. Infine “Incontri” è stato proposto anche per affermare il carattere inclusivo della Biennale che vuole dar voce al crescente protagonismo di citymaker, cittadini singoli o associati, che mostrano interesse ad una riappropriazione fisica della città e potranno confrontarsi con rappresentanti di Comuni e Regioni, di associazioni professionali, di Università e imprese, per prospettare soluzioni efficaci e condivise di valorizzazione degli spazi pubblici. Spada rileva che il tema dello spazio pubblico nell’ultimo decennio, visto dall’osservatorio privilegiato dell’organizzazione della Biennale, «Ha registrato una crescita d’interesse: sono sempre più frequenti i riscontri a livello di ricerca universitaria, d’iniziativa delle amministrazioni, c’è un’attenzione sempre maggiore. Si sono moltiplicate le iniziative legate alla rigenerazione urbana che quasi sempre riguarda l’uso e la qualità degli spazi pubblici, dal verde alle strade alle piazze, troppo spesso trascurati nelle fasi di espansione urbana».

La crescita di attenzione per lo spazio pubblico si è riflessa sulla Biennale con una parallela strutturazione organizzativa: si è costituita nel 2018 l’Associazione Biennale spazio pubblico, che conferisce alla manifestazione maggiore stabilità e continuità con la previsione di promuovere iniziative anche nel corso del periodo che intercorre tra una Biennale e l’altra. Un Comitato scientifico composto da autorevoli rappresentanti del mondo culturale e professionale completa il quadro organizzativo dell’Associazione. Resta determinante il Comitato dei promotori che ha visto un progressivo incremento degli enti e delle organizzazioni: si sono aggiunti nel tempo all’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e alla sua sezione regionale del Lazio, al Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e al Dipartimento di Architettura di Roma Tre, che rappresentano il nucleo storico, la sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Architettura (IN/ARCH), l’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP), l’Associazione Italiana per l’Ingegneria del Traffico e dei Trasporti (AIIT) e la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB). C’è poi la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma ed è confermato come negli anni scorsi il partenariato con UN–Habitat, l’organismo delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani. Spada sottolinea poi l’aspirazione ad un coinvolgimento il più possibile ampio dei soggetti promotori, perché la rigenerazione dello spazio pubblico richiede interdisciplinarità, integrazione, partecipazione: è il luogo d’incontro tra l’urbanistica e l’architettura, ma anche terreno di confronto delle azioni e delle aspettative di tanti altri soggetti, come ciclisti e artisti di strada, dei quali Spada ha scoperto l’elevato livello organizzativo e culturale delle Federazioni che li riuniscono.

La quinta edizione della Biennale dello spazio pubblico si è strutturata come un percorso di cui la tre giorni romana costituisce l’approdo. A febbraio è stato lanciato un invito a partecipare rivolto a coloro che hanno realizzato progetti o iniziative attinenti alle tre aree tematiche: “Arte pubblica”, “Mobilità sostenibile” e “Verde pubblico”. Hanno aderito «più di 150 soggetti, che saranno protagonisti di laboratori di approfondimento su criticità e fattori di successo. Si tratta di professionisti, realtà universitarie, amministratori pubblici, associazioni culturali». Per ogni area tematica ci si prefigge lo scopo di elaborare indicazioni utili per la progettazione e gestione prospettando schemi di linee guida, indicatori di qualità ecc.

Accanto al corposo percorso della Biennale, nella tre giorni romana si svilupperanno anche altre iniziative collaterali. Tra queste, un incontro tra i Municipi di Roma i quali, benché privi di sostanziali risorse, sono in prima linea nelle operazioni di rigenerazione urbana; la presentazione dell’Atlante della condizione infantile nelle periferie a cura di Save the Children; il dibattito “Italia-Olanda. Collaborazioni di arte pubblica”, che illustrerà tre pratiche di arte visiva e architettura nei rispettivi Paesi; la presentazione dell’azione delle città italiane che hanno aderito a URBACT. Ci sarà inoltre spazio per le premiazioni e i concorsi, tra cui il concorso video “Tutta mia la città”. Nel corso della tre giorni avranno infine luogo diverse mostre tra le quali spiccano quelle a cura del Dipartimento di Architettura di Roma Tre. Sarà inoltre attiva “Charterplatz”, una piazza virtuale per l’aggiornamento della Carta dello spazio pubblico.

Come nelle precedenti edizioni è rilevante la presenza di esperti internazionali che porteranno originali contributi per favorire il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai governi dei Paesi membri dell’ONU: assicurare a tutti entro il 2030 spazi verdi e spazi pubblici sicuri, inclusivi ed accessibili, soprattutto per donne, bambini, anziani e disabili.

In conclusione, Spada sottolinea che la Biennale è di per sé uno spazio pubblico e quindi è aperta a tutti coloro che sono interessati ai temi trattati. E lancia uno sguardo al futuro, al 2021, prefigurando un’ulteriore crescita che potrà realizzarsi attorno alla sede dell’ex Mattatoio, che definisce “un concentrato di spazi pubblici di elevata qualità”. Tutti i soggetti che ne gestiscono alcune porzioni, il Comune di Roma con il MACRO (Museo di arte contemporanea), il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, la Città dell’altra economia e l’Accademia di Belle Arti potrebbero unirsi e coinvolgere altri soggetti presenti nel complesso, come la Scuola popolare di Musica di Testaccio, per una programmazione condivisa della Biennale. Così, ricostruendo l’unitarietà del complesso dell’ex Mattatoio, si potrebbe, secondo Spada, «Fare della Biennale un evento di grande rilevanza internazionale, che potrebbe affiancare al rigore scientifico degli eventi di natura professionale e culturale alcune manifestazioni ludiche di richiamo per i cittadini: ai convegni e ai dibattiti si potrebbero aggiungere spettacoli all’aperto, performance di artisti di strada, street food e così via». Una prospettiva ambiziosa e impegnativa, un nuovo approdo per una manifestazione che non intende restare ferma.

 

In copertina, scorcio del Millennium Park a Chicago

 

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