Forum internazionale sicureza 2013, Torino SAA, 9 maggio 2013

Strategie per l’Ordine del futuro

Strategie per l’Ordine del futuro

 

Parallelamente alle elezioni per il rinnovo dei Consigli, abbiamo posto a presidenti uscenti e architetti due domande: come dovrebbe essere l’Ordine del futuro? Quali funzioni dovrebbe assolvere? Ecco le risposte

 

In concomitanza con il periodo di elezioni per il rinnovo dei Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ci siamo interrogati su come dovrebbe cambiare un’istituzione dalla storia lunga (ci stiamo avvicinando al centenario della loro costituzione). E abbiamo rivolto due domande ad alcuni presidenti (uscenti e a volte non più ricandidabili) ma anche a illustri esponenti del mondo professionale, giovane e più maturo. Ecco i risultati, affiancati da una breve storia.

 

Cosa pensano i presidenti (uscenti)


 

MASSIMO GIUNTOLI | Ordine Architetti PPC di Torino

 

L’Ordine deve essere un organismo di tutela degli architetti

In un necessario cambiamento di prospettiva, i nuovi Ordini dovrebbero creare nuove opportunità, essere un punto di riferimento per la comunità degli architetti, intervenire nel dibattito urbanistico e architettonico e valorizzare gli iscritti e il loro lavoro davanti ai cittadini

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FRANCESCO GIOIA | Ordine Architetti PPC di Matera

 

Si deve lavorare per ridare all’architetto una nuova centralità

Gli Ordini, e una loro diffusa presenza sul territorio, dovranno accompagnare la crescita degli iscritti. Per fare questo, quelli minori, meno attrezzati, dovranno essere in grado di creare reti e aggregarsi con professioni e organizzazioni complementari

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Cosa pensano gli architetti


 

LUIGI CENTOLA | centola & associati_

 

Ordini, non aiutateci, ma almeno non interferite!

Direttamente dall’eseprienza con l’Ordine degli Architetti PPC di Salerno, tre sono i punti che dovrebbero essere migliorati: gestione dell’albo, supporto ai concorsi e formazione

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GIULIA DE APPOLONIA | officina di architettura

 

Promuovere e chiarire l’importanza dell’architetto

Gli Ordini oggi dovrebbero farsi carico di una missione fondamentale: fare rinascere la consapevolezza dell’importanza del ruolo dell’architetto e dell’architettura

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MIRKO FRANZOSO | mirko franzoso architetto

 

Valorizzare gli iscritti, soprattutto giovani, secondo capacità e competenze

Promuovendo bandi di concorso rivolti ai giovani (massimo 35-40 anni) senza requisiti economici ma anche capacità e freschezza di idee delle nuove generazioni presso gli enti pubblici e i privati

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MASSIMILIANO FUKSAS | fuksas

 

Non servono più a nulla

Tutti gli Ordini professionali dovrebbero essere aboliti poiché residuo di un’altra epoca

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LUIGI PRESTINENZA PUGLISI | prestinenza.it

 

La Legge sull’architettura! Magari con Renzo Piano come testimonial…

Un Ordine deve rappresentare al meglio la categoria anche attraverso professionisti di successo e insigni cattedratici. E dovrebbe battersi per ottenere la legge sull’architettura, facendo anche pesare i numeri in termini di voti

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RENZO PIANO | rpbw architects

Concorsi, ruolo forte per l’architetto e dibattito sui temi nazionali

Per l’architetto italiano più famoso nel mondo, le linee operative, di strategia “politica” sono tre

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MARIA ALESSANDRA SEGANTINI | c+s

E se facessimo come in Gran Bretagna?

Arb e Riba sono un ottimo modello a cui ispirarsi. Arb è indispensabile per l’esercizio della professione, mentre Riba, con il suo brand e la sua rete, è essenziale per la qualità, sebbene l’iscrizione sia facoltativa

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ALBERTO WINTERLE | weber+winterle architetti

Difendere la professione attraverso la qualità del progetto

Accanto a ruoli istituzionali consolidati ma riduttivi, gli Ordini devono diventare punti di riferimento per le attività culturali e fare lobby per tutelare le competenze di architetti che tuttavia non sono tutti uguali

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Gli Ordini nella storia


Architetti (e Ingegneri): come nascono gli Ordini? di Laura Milan

La nascita degli Ordini provinciali, sebbene sancita tra 1923 e 1925, ha radici che affondano negli anni postunitari, quando i tecnici, sebbene non tutti d’accordo, iniziano a discutere di tutela del titolo, concorsi, tariffe ed esercizio della professione

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